Economia

Nuova follia

I Comuni vogliono la tassa sulle macerie

Alcune amministrazioni comunali hanno chiesto di applicare l’imposta persino ai ruderi

Tassa sulle macerie e sui ruderi © treeffe e Monstera Production tramite Canva.com

In Italia la patrimoniale c’è: si chiama Imu, colpisce gli immobili e pesa per 22 miliardi di euro l’anno. Fin qui mancherebbe la notizia, anche se per alcuni politici che non lo sanno, o fanno finta di non saperlo, è bene ribadire il concetto. La notizia, invece, è che ci sono alcune amministrazioni comunali che hanno scritto al Ministero delle finanze per farsi benedire la scelta di applicare l’Imu persino sui ruderi. Lo si apprende da una risoluzione del Dipartimento delle Finanze del Mef (la numero 4 del 16 novembre), dove si riferisce che “è stato chiesto un parere in ordine alla legittimità o meno della pretesa, da parte di diversi Comuni, del pagamento dell’Imu sui fabbricati collabenti (categoria catastale F/2), considerati ai fini del tributo alla stregua dei terreni fabbricabili”.

La tassa sui ruderi

E che cosa sono questi fabbricati collabenti? Lo spiega lo stesso Dipartimento delle finanze nel testo nella sua risposta ai Comuni ingordi di patrimoniale. Si tratta di “immobili diroccati, ruderi, ovvero beni immobili caratterizzati da notevole livello di degrado, che ne determina l’assenza di autonomia funzionale e l’incapacità reddituale temporalmente rilevante”. Fatta la precisazione, la risposta del Ministero in merito all’ipotizzata tassabilità di questi immobili è netta: “La soluzione adottata dai Comuni e riportata nel quesito in esame non può ritenersi giuridicamente valida”.

Bene, almeno questa ce la siamo scampata. Ci mancava pure la tassa sulle macerie. Al di là del diritto, però, la questione è politica, e prima ancora di buon senso. Possibile che certe amministrazioni comunali siano così assetate di denari da pretendere di tassare persino dei ruderi, e cioè immobili (appartenenti per il 90% a persone fisiche) che finiscono in condizioni di fatiscenza per il trascorrere del tempo o, addirittura, in conseguenza di atti concreti dei proprietari (ad esempio, la rimozione del tetto) finalizzati proprio a evitare almeno il pagamento della patrimoniale su delle vere e proprie zavorre?

Tasse, tasse e di nuovo tasse

Peraltro, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia delle entrate, relativi allo stato del patrimonio immobiliare italiano nel 2022, il numero di questi immobili è aumentato del 2,7% rispetto all’anno precedente. Ma il dato più allarmante emerge quando si confrontano i numeri pre e post Imu: dal 2011, gli immobili ridotti alla condizione di ruderi sono più che raddoppiati, passando da 278.121 a 610.085, con un incremento del 119%. Di fronte a questa situazione disastrosa, l’unica cosa che viene in mente a certe amministrazioni comunali è tassare?

Giorgio Spaziani Testa, 1° dicembre 2023

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