Politica

La partita delle riforme

Una frangia di esperti va controcorrente: “FdI è l’erede del Msi, giusto cambi la Carta”

Il dibattito tra costituzionalisti sulle riforme e il premierato. C’è chi dice: il Msi fu escluso, ora tocca a loro

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Sono tre le correnti nel mondo dei costituzionalisti. Nei giorni della riforma della Carta messa a punto dal governo Meloni, gli esperti si sono riuniti a Brescia lo scorso sabato: un confronto franco, in cui sono emerse diversità di vedute ma soprattutto un orientamento ben definito, ossia la fine dell’era della Costituzione intoccabile.

Come riportato dalla Stampa, la corrente di costituzionalisti più corposa è quella dei conservatori, che non vuole che si tocchi nulla della Carta vigente e sarebbero più inclini a ritoccare il sistema politico con una nuova legge elettorale. Un altro gruppo vorrebbe invece ritoccare sia la legge elettorale, sia le regole costituzionali. Ma lo schieramento più interessante politicamente parlando è il terzo, forse più filosofico: parliamo dell’insieme di costituzionalisti che ragiona partendo dalla novità del successo elettorale di FdI. Considerato diretto discendente del Msi – escluso dalla fase costituente – il partito meloniano ha il diritto di guidare un nuovo processo costituente.

Un ragionamento interessante, che riporta la mente all’immediato dopoguerra, con il divieto di eleggibilità dei responsabili fascisti e l’urgenza di una Carta che fissi le regole del gioco. Il Movimento sociale italiano ha permesso la nascita della destra democratica, tagliata fuori dalla sopra citata assemblea. Ebbene, alcuni costituzionalisti – i nomi non sono stati resi noti – sarebbero favorevoli a una nuova costituente, questa volta guidata da Giorgia Meloni. Con buona pace della sinistra e dei talebani dell’inviolabilità della Costituzione.

Dall’elezione diretta del primo ministro alla norma anti-ribaltoni, il ddl che porta la firma del ministro Casellati si pone l’obiettivo di accompagnare l’Italia nella Terza Repubblica ma potrebbe anche assumere connotati persino più importanti da un punto di vista simbolico. Oltre settant’anni dopo, la destra potrebbe lasciare il segno sulla Carta della Repubblica, tracciando definitivamente un solco. Nella speranza che nessuno tiri fuori l’immarcescibile emergenza fascismo.

Massimo Balsamo, 1° novembre 2023