Quarta Repubblica

I rom gli rubano tutto e occupano l’area. Ma lui ora rischia l’esproprio

La storia paradossale di Francesco Micillo a Giugliano. E intanto continua a versare l’Imu

 

Il calvario che l’imprenditore agricolo Francesco Micillo sta vivendo a Giugliano è senza senso. Nel 2019, un gruppo di rom, sgomberato da un altro campo, si sono insediati illegalmente su parte del terreno di Micillo. Da allora, la situazione è peggiorata rapidamente: i nomadi, con il passare degli anni, hanno ampliato la loro presenza, creato una discarica abusiva e depredato il territorio. E oggi, non riuscendo a contrastare l’espansione non autorizzata, Micillo rischia l’esproprio del suo terreno, minacciato dalle strutture abusive costruite dai rom.

La storia di Micillo è emblematica e indica una serie di lacune nel sistema di tutela della proprietà privata. Nonostante le numerose segnalazioni, le strutture abusive non sono state rimosse e nel 2023, con la morte di una bambina di sette anni folgorata da fili elettrici, il Comune ha ritenuto Micillo responsabile delle strutture abusive, imponendogli l’abbattimento a sue spese. Secondo l’ordinanza del Comune, se entro novanta giorni le strutture abusive non scompaiono, l’intero terreno, non solo la porzione occupata dai nomadi, verrà acquisito dal patrimonio comunale. Un duro colpo per l’imprenditore, che ha visto il suo patrimonio depredato senza poter far nulla per contrastarlo. Micillo, in risposta, ha presentato ricorso al Tar. Tuttavia, il suo futuro rimane incerto.

Nel frattempo, il Fisco non perdona. Nonostante l’occupazione illegale e l’abbattimento delle strutture, l’imprenditore è costretto a pagare regolarmente l’Imu per i capannoni occupati e divelti dai rom. Una situazione paradossale che mette in evidenza le inefficienze del sistema di controllo e tutela della proprietà.

“Non ho mai ricevuto assistenza da nessuno”, lamenta Micillo a Quarta Repubblica. “Sono stato solo e nessuno mi ha dato una mano. Ho perso la salute in questi cinque anni: la notte faccio brutti pensieri, non dormo più bene, perché sono veramente solo. Ma non mi arrendo. Continuerò a lottare per difendere il mio lavoro e il mio territorio”.

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