Politica

Il caso Concia, l’attivista Lgbt e l’ansia di destra di soddisfare la sinistra

L’ex deputata Pd è stata scelta da Valditara per il progetto “Educare alle relazioni”. E perché non Zan, a questo punto?

Valditara Concia LGBT © Ilya Mitskavets tramite Canva.com

Non ce ne voglia Anna Paola Concia, persona seria e di polso, basti pensare al coraggioso posizionamento contro il ddl Zan che l’ha vista vittima di attacchi di ogni tipo dalla galassia arcobaleno. Ma la scelta del ministro Giuseppe Valditara di coinvolgere l’ex deputata del Partito Democratico per il progetto “Educare alle relazioni”. Una decisione che ha provocato sorpresa e resistenze anche nella maggioranza di centrodestra e fra le organizzazioni che promuovono una visione tradizionale della famiglia, ma che soprattutto rischia di portare il governo a confermare il vizio avere la strana necessità di appagare la sinistra.

Concia, l’attivista Lgbt a scuola

Il ministro cercava unità di fronte alla violenza di genere? Possibile. Ma la sensazione di molti è quella di una destra alle prese con il bisogno di piacere alla sinistra, quasi alla ricerca di una sorta di legittimazione. Anziché tenere la barra dritta e salvaguardare i valori che hanno spinto milioni di italiani a votarla, la compagine guidata dal premier Meloni a volte sembra voler scendere a compromessi per non urtare il mondo rosso. Insomma, risulta quasi strano che la scelta sia ricaduta sull’attivista Lgbt e non su Alessandro Zan. Il ragionamento non sarebbe stato tanto diverso.

Il vizio di appagare la sinistra

Non c’erano profili più vicini alle idee della destra per un compito simile? Evidentemente sì. Ma forse ha prevalso il timore di subire attacchi dalla stampa e dall’opposizione. A parti inverse – con la sinistra al governo e la destra all’opposizione – non avremmo assistito a qualcosa di simile: Schlein & Co. avrebbero pescato esclusivamente dal mondo arcobaleno, senza allargare il perimetro a figure conservatrici. Ma la scelta della Concia rischia di avere un ulteriore aspetto negativo, ossia incrinare i rapporti all’interno della maggioranza. Da Fratelli d’Italia a Forza Italia, molti hanno preso le distanze. Ma anche all’interno della Lega – partito che ha espresso il ministro – non sono mancate le stoccate: “Non c’è bisogno di nomi o soluzioni divisive per educare alle relazioni, soprattutto se rischiano di alimentare polemiche”, ha detto Simona Baldassarre, responsabile del dipartimento famiglia. Ne valeva la pena?

Massimo Balsamo, 9 dicembre 2023

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