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Il comandante in capo del sovranismo

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Nel suo discorso all’assemblea Onu, Donald Trump ha dichiarato che: “Il futuro non appartiene ai globalisti ma ai patrioti. Il futuro appartiene a nazioni sovrane e indipendenti che proteggono i loro cittadini, rispettano i loro vicini e onorano le differenze” e aggiunto che “Il mondo libero deve abbracciare le sue fondamenta nazionali, non deve cercare di sostituirle. Se volete libertà, siate orgogliosi, del vostro Paese. Se volete la pace, amatelo”. Le sue parole segnano una divisione tra due visioni della nostra epoca: da un lato il fronte globalista che vuole indebolire gli stati nazionali promuovendo il pensiero liberal basato sull’omologazione e l’eliminazione delle identità, dall’altro chi crede debba esistere un mondo in cui le identità vadano non solo tutelate ma esaltate in nome di una maggiore libertà individuale. Le sue parole pronunciate in un’assemblea in cui uno dei temi principali era la tutela dell’ambiente, tracciano una strada da seguire per far coincidere la conservazione della natura con le identità nazionali e la tutela del mondo imprenditoriale.

Trump si è ufficialmente proposto come guida mondiale di un fronte identitario, sovranista e conservatore che sappia far fronte alle sfide del nostro tempo senza dimenticare la propria terra e le proprie radici. I leader europei hanno il compito di scegliere da che parte stare: l’Europa è il continente dove l’identità nazionale è stata storicamente più forte, i particolarismi, gli stili di vita e le usanze dei singoli popoli in nessun’altra parte del modo sono così diversi tra loro anche nell’arco di pochi chilometri ma, al tempo stesso, si caratterizzano per una serie di valori comuni che sono stati il collante per il mondo occidentale.

Oggi parte di questi valori viene messa in discussione in nome di una nuova società globalista a cui l’Occidente (soprattuto l’Europa) si sta prestando, mentre in altre parti del mondo (Cina, Russia, India) la crescita economica è accompagnata dalla salvaguardia dell’identità nazionale, Trump lo ha capito e nel suo discorso ha lanciato un grido di allarme a tutti i leader europei. È presto per dire in quanti hanno colto il peso delle sue parole ma davanti alle sfide (queste sì globali) che ci aspettano (dal rapporto con la Cina, alla situazione iraniana, alla Brexit, al terrorismo), l’Europa non potrà farsi trovare impreparata e senza una linea comune che tuteli i popoli europei.

Un paradigma che vale anche per la questione ambientale che può essere affrontata in modo serio e scevro da ideologie oppure utilizzata come strumento di propaganda, depotenziando il nobile messaggio a favore della conservazione della natura in nome di un ambientalismo fazioso e di parte.

Francesco Giubilei, 25 settembre 2019

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