Il condono fiscale va bene solo per Michela Murgia

La nota scrittrice avrebbe accumulato un debito di 47mila nei confronti del fisco. Perché può essere una lezione per la sinistra

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Michela Murgia, secondo gli standard dei suoi intransigenti compagni progressisti, dovrebbe essere considerata un evasore fiscale. Ladro pizzicato e in parte redento. Per noi, sia chiaro, è invece una scrittrice di grande successo che, come milioni di italiani, ha un debito con il fisco che la perseguita anche dopo la prematura morte.

Le cose stanno così. Su un suo appartamento è iscritta un’ipoteca di quasi centomila euro, per un debito residuo di 47mila nei confronti del fisco. La Murgia, secondo quanto ricostruito dalla Verità, avrebbe anche usato le famose rottamazioni delle cartelle esattoriali per chiudere le sue pendenze fiscali anche sul contributo di solidarietà. Pochi se lo ricordano, ma nel 2011 Monti introdusse un aggravio di imposte per coloro che avevano realizzato molti quattrini. Murgia, evidentemente, era tra costoro, grazie al successo, immaginiamo, dei suoi libri. Ma non pagò la tassa sui ricchi. Fu pizzicata. E poi, grazie a quelli che i suoi amici progressisti chiamano condoni, versò il dovuto, con uno sconto su interessi e sanzioni.

La storia della Murgia è dolorosa innanzitutto per la sua prematura scomparsa. Ma può essere anche un grande insegnamento. Nessuno può essere chiamato evasore fiscale solo per il fatto di avere una pendenza con il fisco. Persino un debito accertato, conoscendo la complicazione del sistema fiscale e la sua onerosità, non è un indice di malafede. La Murgia, come titolare di una società, non avrebbe pagato Iva (l’imposta più evasa in Italia), Irpef e contributi. In effetti l’Iva è una brutta bestia: da una parte si incassa dal consumatore finale il 22 per cento e dall’altra, invece di darla allo Stato, si tiene nella propria cassa fischiettando. Ma quante società in Italia si sono trovate in difficoltà e hanno pensato prima a sopravvivere e poi a filosofare? I governi di tutti i colori hanno fatto rottamazioni delle cartelle, a saldo e stralcio, proprio perché sanno che la vita economica è difficile. Peccato che i progressisti dall’indignazione veloce sull’evasione, in questo caso, siano silenti.

Ps. Ieri uno degli eredi ha detto che si tratta di un piccolo debito e che negli ultimi due anni la Murgia stava male. Risposta sbagliata, ahinoi: i debiti nascono ben prima della malattia, tanto che il lungo iter contenzioso aveva portato ad un pignoramento della casa. E le cartelle che il governo, contestatissimo, vuole oggi cancellare sono di un importo massimo dieci volte inferiore al debito della Murgia; eppure la sinistra contro l’esecutivo urla al condono. Dunque, tanto piccolo questo debito per taluni non è.

Nicola Porro per Il Giornale 4 aprile 2024

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