Cronaca

Il gazzettino del terrore virale

Sulla scia dell’epopea del Covid-19, l’ultimo allarme della serie riguarda l’aviaria

Non c’è che dire, AdnKronos si candida a diventare, con pieno merito, il gazzettino del terrore virale. Tant’è che da tempo, con estrema regolarità, ci avverte in merito all’arrivo di una qualche possibile e terrificante epidemia, tale da mettere in forse, così come c’era stato fatto ad intendere durante l’epopea del Covid-19, la stessa sopravvivenza del genere umano.
L’ultimo allarme della serie riguarda l’aviaria, la quale avrebbe (il condizionale è rigorosamente d’obbligo, visto che si conta solo un caso nel Regno Unito, peraltro ancora in fase di studio) colpito una persona che vive a stretto contatto con alcuni volatili infetti.

Tuttavia, secondo le locali autorità sanitarie, il rischio per le persone rimane basso, dal momento che ad oggi non si ha alcuna evidenza di una trasmissione da uomo a uomo. Ciononostante non sembra placarsi l’allarmismo della nostra solerte agenzia di stampa, tanto che oggi moltissimi quotidiani riportano un suo lancio piuttosto terrorizzante, o almeno questo è il tono con cui viene presentato: “Usa: variante altamente patogena dell’influenza aviaria H5N9 in un allevamento di anatre”.

Ma già il 7 gennaio AdnKronos lanciava alta e forte la sua allerta, interpellando nientepopodimeno che il brillante professor Matteo Bassetti, uno dei virologi più ascoltati durante la stramaba pandemia del coronavirus. “Aviaria, morto negli Usa primo malato grave. Bassetti: ‘Segnale d’allarme'”, così titolava un pezzo dell’agenzia, sebbene già nel sommario veniva chiarito che la vittima, un cittadino sessantacinquenne della Louisiana, “soffriva di patologie pregresse” (questo vi ricorda qualcosa?). Secondo Bassetti, in una inusuale veste di uccello del malaugurio, sebbene non ci sia “ancora una caso di trasmissione interumana, prima o poi arriverà. Il 2025 rischia di essere l’anno dell’aviaria”, ha sentenziato l’infettivologo genovese.

Di diverso avviso l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, in precedenza prevalentemente schierato sulla linea della massima prudenza, il quale ha espresso un giudizio che sarebbe stato da incorniciare durante la fase liberticida del Covid: “Due anni fa in Cambogia padre e figlia sono stati infettati dallo stesso virus dell’aviaria – ha spiegato Ciccozzi – preso dal contatto con animali già infettati, anche quello altamente patogeno, ma in quel caso solo la figlia è deceduta. Allora dobbiamo chiederci quale sia la definizione di ‘altamente patogena’, allora anche l’influenza, che fa ogni anno in Italia 8-9mila morti, vuol dire che è altamente patogena? Insomma se l’anziano morto in Usa per H5N1 avesse preso l’influenza invece che l’aviaria sarebbe accaduto lo stesso perché dipende dalla salute del sistema immunitario”.

E con questa ennesima scoperta dell’acqua calda, non credo si ci sia molto altro da aggiungere.

Claudio Romiti, 29 gennaio 2025

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