Politica

Disfatta romana

“Il vento asciuga il bucato…”. La poesia con cui volevamo vincere Expo2030

expo2030

Non conta solo questo, ovviamente. Ottenere la nomina come città per ospitare l’Expo richiede grandi capacità di relazione, manovre politiche e spiccate qualità da ambasciatori. Roma non è stata in grado di portare dalla sua parte i Paesi europei (Parigi, per dirne una, ha scelto Riad) e alla fine per Expo2030 ha raccattato sì e no 17 voti. Terzo posto e umiliazione totale per la “città eterna”.

Si dirà che è tutta colpa dei petrodollari, delle promesse milionarie dell’Arabia Saudita, delle enormi differenze di budget (c’è chi sussurra che pure i buffet offerti fossero di tutt’altra fattura). Magari sarà pur vero che la candidatura romana è arrivata tardi e senza grandi speranze, giusto per rimediare al no grillino alle Olimpiadi. Ma le proposte non potevano essere più distanti di così. Da una parte l’Urbe, città eterna ma mai così poco attuale, che si è presentata con il “solito” biglietto da visita con stampati sopra Colosseo, Fontana di Trevi, Pantheon, una “storia da portare nel futuro”, come ha detto Meloni, bellissima scatola ma decisamente vuota. Deserto d’idee. Dall’altra parte c’era la città del futuro, ricca, attrattiva, in via di sviluppo. Un Paese che investe in Africa, che si sta modernizzando, poco democratica ma in corso di laicizzazione. E l’omicidio Khashoggi? E le 15 Ong che denunciavano le violazioni dei diritti umani? Puntare sui valori della democrazia occidentale non ha pagato, non paga e non pagherà, perché non tutti nel mondo danno all’etica lo stesso peso.

E poi con tutto il rispetto: loro si sono fatti sponsorizzare da Cristiano Ronaldo, figura riconoscibile a livello planetario da milioni di persone; noi da Bebe Vio, che ha indubbie qualità ma non l’impatto comunicativo del calciatore portoghese. Dettagli, o forse no. Per dire: mentre Riad pubblicava un video con CR7, l’Italia portava sul palco Sabrina Impacciatore, bravissima eh, a parlare della “grande bellezza”, di “Roma madre” dove “ti senti sempre il benvenuto” (tranne che nei meandri della stazione Termini, direi). E poi? Poi ha letto una “bellissima poesia” (così riportano le agenzie) di Erri De Luca dal titolo “Considero Valore“. Ecco l’imperdibile testo:

“Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.

(…)

Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia”.

Immaginate il momento in cui ai delegati hanno tradotto il verso “il nome del vento che sta asciugando il bucato”. E pensavamo davvero di vincere così?

Giuseppe De Lorenzo, 29 novembre 2023

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