Appunti sudamericani

Il vescovo che combatte la dittatura sandinista

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Messico: continua la strage di giornalisti con AMLO

Il giornalista messicano di 59 anni Luis Martín Sanchez Iniguez, che scriveva per il quotidiano La Jornada, è stato ritrovato morto a Nayarit con segni di tortura.  Era scomparso da mercoledì e venerdì sua moglie aveva presentato una denuncia di scomparsa alle autorità. La scoperta arriva mentre le autorità stanno indagando su altri due crimini contro i media a Nayarit, un reporter disperso dal 4 luglio, Osiris Maldonado, che in passato aveva lavorato con La Jornada mentre il 7 luglio, due uomini armati incappucciati hanno fatto irruzione nell’appartamento del giornalista Jonathan Lora Ramirez e lo hanno costretto a salire su un’auto. Gli omicidi legati alla stampa sono saliti alle stelle sotto l’amministrazione dell’attuale presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador, aumentando dell’85% rispetto al suo predecessore.

La tenacia del “Mandela” nicaraguense

L’odissea subita questa settimana dal vescovo Rolando Álvarez ha mostrato ancora una volta al mondo la crudeltà della dittatura sandinista. Né la mediazione del Vaticano né l’offerta di salire su un aereo per essere bandito in Italia hanno convinto Alvarez, che già lo scorso febbraio si era già rifiutato di volare negli Stati Uniti con altri 222 prigionieri politici esiliati. “Non c’è nulla da negoziare. Conosco Rolando e non negozierà mai una decisione di coscienza che ha preso e che comprendo pienamente. Come cittadino innocente ha il diritto di vivere libero nel suo paese.

Un pastore non va lontano dal suo popolo perché una dittatura glielo impone”, ha sottolineato Silvio José Baez, Arcivescovo ausiliare di Managua, esiliato oggi negli Stati Uniti per ordine del Vaticano. Il vescovo non è solo. Secondo il sondaggio condotto da Gallup per il media Confidencial, il 79% dei nicaraguensi rifiuta la condanna contro Álvarez, incluso il 50% di seguaci sandinisti. Il vescovo è stato condannato a 26 anni di carcere poche ore dopo aver rifiutato di essere bandito negli Stati Uniti, accusato di tradimento, cospirazione e diffusione di notizie false.

Timoroso della sua crescente influenza, Ortega ha cercato di screditarlo dal suo pulpito televisivo con una raffica di insulti che hanno ottenuto l’effetto opposto. Il leader sandinista lo ha descritto come arrogante, terrorista e squilibrato, sorpreso che Álvarez non si sia piegato ai suoi ordini. “Una cosa assurda, la decisione è dello stato, non può rifiutarla. È incapace di avere il coraggio di Cristo, che ha sopportato la crocifissione”, ha detto Ortega. Álvarez difende il suo popolo da molto tempo. Fin dai primi giorni della ribellione popolare dell’aprile 2018, il vescovo ha protetto gli studenti nelle strade, armato di un crocifisso e in mezzo alla brutale repressione delle forze sandiniste.

Paolo Manzo, 10 luglio 2023


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