Esteri

In Germania è in corso un golpetto (ma tutti zitti)

La folle manovra di Cdu ed Spd per cambiare la Costituzione in fretta e furia. L’Europa non dice niente?

Olaf Scholz e Friedrich Merz in Germania © 4khz e Chaju Design tramite Canva.com

Siamo così abituati alle élite che se ne infischiano del voto degli elettori che quasi non ci facciamo più caso. Volete qualche esempio? L’Unione Europea che, nonostante il chiaro messaggio elettorale contro il governo di Ursula von der Leyen, riconferma Ursula von der Leyen alla guida dell’Ue, salvo chiederle di fare l’opposto di quello che aveva fatto sino a quel momento. Poi la Romania, dove nel silenzio colpevole di media e politica, il candidato vincitore al primo turno si vede annullare la tornata per colpa di qualche post dubbio su Tik Tok (solo a scriverlo, fa ridere), viene arrestato in strada, accusato di ogni nefandezza (tutto, ovviamente, da dimostrare) e infine escluso dalle nuove elezioni indette appositamente per non farlo vincere. E infine, come ciliegina sulla torta, adesso spunta pure il caso in Germania di cui nessuno, dicasi nessuno, osa parlare.

Tutti sapete che a febbraio si sono svolte le elezioni anticipate per il Bundestag e, fatta salva la vittoria della Cdu/Csu, il dato politico emerso dalle urne è sintetizzabile così: l’Afd ha sbancato; la Die Linke ha raddoppiato i voti; e la Spd è crollata. Bene. Mentre Friedrich Merz tratta la formazione di un governo di “Grosse Koalition”, forse non proprio in linea col sentimento elettorale ma pienamente legittimo visti i seggi conquistati al Parlamento, nel frattempo Cdu e Spd stanno per mettere a segno una sorta di golpetto bianco. Anche qui, senza che nessuno fiati.

Oggi il Parlamento tedesco si riunirà in seduta straordinaria per discutere alcuni emendamenti alla Costituzione. Voi direte: un mese dopo le elezioni, a prendere una decisione così importante -come modificare la Carta fondamentale dello Stato- saranno i deputati neo eletti. Invece no. Cdu ed Spd hanno fatto di tutto per convocare due riunioni del Bundestag uscente, quindi delegittimato dal voto benché ancora formalmente in carica, in modo da cambiare due righe alla Costituzione prima che la nuova Camera si insedi. L’obiettivo è rendere possibile in futuro un massiccio pacchetto di spese governative (in deficit) per la Difesa e le Infrastrutture, piano che verrà poi portato a termine dal governo di Merz sostenuto da Spd e Cdu.

E voi direte: ma se sono in maggioranza anche nel nuovo Bundestag, perché devono convocare quello vecchio in fretta e furia? Semplice. Perché la proposta prevede la creazione di un fondo speciale per le infrastrutture da 500 miliardi, oltre all’allentamento delle rigide regole tedesche sul debito, sancite dalla Costituzione, per consentire un aumento delle spese militari. Per farlo occorre la maggioranza dei due terzi del Bundestag, maggioranza che col vecchio Parlamento Cdu e Spd possono sperare di ottenere convincendo i Verdi, mentre col nuovo – causa tracollo dei socialdemocratici e degli ambientalisti – sarebbe quasi impossibile da ottenere.

Quindi che fare: ascoltare il mandato degli elettori o infischiarsene? Meglio la seconda. Col nuovo Parlamento infatti le élite tedesche avrebbero bisogno del sostegno della Die Linke che però non intende spendere i soldi dei tedeschi in armamenti. Ovviamente sia la sinistra che l’Afd hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale per impedire le due sessioni straordinarie. Vedremo cosa decideranno i giudici. Ma qui occorre fare un ragionamento serio sulla salute delle democrazie occidentali, ormai incapaci di accettare il voto degli elettori. Qualsiasi esso sia.

La manovra di Palazzo della Cdu e della Csu, al netto della possibile decisione della Corte, appare più o meno legittima da un punto di vista procedurale: il Bundestag è ancora nel pieno dei suoi teorici poteri. Ma non lo è osservandolo con gli occhi della logica democratica. Il Parlamento uscente infatti è già stato silurato dagli elettori e permettergli di prendere una decisione così importante, come la modifica della Costituzione, appare decisamente anti-democratico. Legittimo, forse. Ma ingiusto. Fuori luogo. Dunque inaccettabile nell’Europa che fa pelo e contropelo all’Ungheria sullo Stato di Diritto.

Provate solo a immaginare cosa succederebbe in Italia se la maggioranza uscente di centrodestra osasse riscrivere la Sacra Carta poco prima del cambio di Parlamento e magari di governo. Chiediamo a Saviano: sarebbe o no da definire una “democratura”?

Giuseppe De Lorenzo, 13 marzo 2025

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