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In Iraq si festeggia il Natale. Da noi no - Seconda parte

Purtroppo già a marzo la Chiesa italiana ha rinunciato al suo, di ruolo, lasciando piena libertà allo Stato di sentenziare sul culto: aperto il precedente, tornare indietro è come rimettere il dentifricio nel tubetto.

Se poi si guarda al perché, specie per le ultime limitazioni, il paradosso si fa ancora più inquietante. Il problema delle nuove limitazioni sarebbe il rischio contagio. Ma se il coprifuoco è alle 22, quando locali e negozi sono chiusi, non sarebbe più opportuno che la messa rimanga alla mezzanotte? Ritardare le celebrazioni significa meno persone in giro, nell’ovvietà del più banale dei ragionamenti.

Nel caso specifico il vero problema non è il bene comune, ma la volontà del governo di affermare il suo dispotico potere – che non ha! – nei confronti della Chiesa.

Tacere, accontentarsi, accettare la corda al collo, anche se lunga, sta pregiudicando la libertà religiosa e della Chiesa. La libertà di tutti. Lo Stato sta entrando ovunque, ma non siamo mica a Baghdad!

Lorenzo Formicola, 24 dicembre 2020

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