Politica

Inchiesta Covid una farsa: Conte e Speranza già “condannati”

Si sgonfia il castello di accuse di Bergamo contro l’ex premier e l’ex ministro della Salute

Dunque, come era quasi scontato, il Tribunale dei ministri, su richiesta della procura di Brescia, ha archiviato l’inchiesta Covid nei confronti dei due principali artefici della politica del terrore virale: Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Personalmente ho sempre ritenuto non molto appropriata la strada giudiziaria per condannare tutta una serie di atti che, violando palesemente molti dei nostri diritti costituzionali, meriterebbero ancora, in una revisione retrospettiva di quell’oscuro periodo della Repubblica, una eventuale sanzione democratica.

Sanzione che, in realtà, i cittadini italiani hanno indirettamente già dato, mandando a casa l’intero ambaradan politico che ci ha tenuti chiusi in casa per mesi, imponendo l’abominio di un lasciapassare sanitario e di tutta una lunga serie di obblighi e di restrizioni che gridano ancora vendetta. Obblighi e restrizioni i cui effetti a lungo termine, tanto sul piano sociale ed emotivo, quanto su quello prettamente economico, ancora oggi fanno sentire il loro peso sulla vita del Paese.

D’altro canto, già il fatto che la procura di Bergamo si sia affidata alle stime assai discutibili del professor Andrea Crisanti, uno dei principali santoni della religione del Covid zero, deponeva già molto male circa un eventuale accoglimento della pappardella accusatoria. Stime sui morti che si sarebbero potuti evitare, nel caso si fossero adottate immediatamente le zone rosse, basati su un calcolo tutto teorico che non tiene conto della situazione reale che, soprattutto in quella sfortunata zona della Lombardia, è andata in tilt principalmente a causa del panico ingiustificato che le autorità centrali del Paese, quindi proprio Conte, Speranza a compagnia cantante, hanno grandemente contribuito a diffondere ovunque.

Ed anche sulla questione molto dibattuta dell’aggiornamento del cosiddetto piano pandemico, colpevolmente mai aggiornato dallo stesso ministro della Salute, si ha la sensazione che la procura di Bergamo sia caduta vittima di un grave fraintendimento, al pari di tanti nostri cervelloni che si sono improvvisati virologi.

In estrema sintesi, come si evince molto chiaramente dal ben più aggiornato piano pandemico del Regno Unito, esso non è finalizzato a contenere in modo sensibile il numero dei decessi in casi analoghi alla pandemia di Covid-19 – sebbene è implicito che con un buona organizzazione è lecito attendersi una lieve riduzione dei morti -, bensì il piano pandemico serve essenzialmente a tenersi pronti per una gestione il più razionale possibile di una ondata di ricoveri e, per l’appunto, di decessi molto oltre l’ordinario.

In questo interessante documento, dai cui l’eretico Boris Johnson prese spunto per avvertire la popolazione di tenersi pronta alla inevitabile dipartita di un alto numero di persone anziane e molto fragili, tra le altre cose dice che “i pianificatori locali dovrebbero prepararsi ad estendere la capacità su base precauzionale ma ragionevolmente praticabile e mirare a far fronte a un tasso di mortalità della popolazione fino a 210–315 mila ulteriori decessi, possibilmente in un periodo minimo di 15 settimane e forse la metà di questi in tre settimane al culmine dell’epidemia. Circostanze più estreme richiederebbero che la risposta locale fosse combinata con altri sostegni a livello nazionale.”

In realtà, come riporta con dovizia di dati il libro Forse (perché) non guariremo, che è ancora possibile reperire on-line, dopo le prime 15 settimane il Regno Unito registrava circa 40mila morti di Covid-19 e in Italia nello stesso periodo se  ne contavano 35mila, con un eccesso totale rispetto alla media degli anni precedenti di 51mila morti. Quindi, zone rosse o meno, piano pandemico aggiornato a meno, a consuntivo ben si comprende che l’errore politico più grave, reiterato peraltro anche durante il ministero Draghi, è stato essenzialmente quello di aver ingigantito oltre misura una pandemia che colpiva essenzialmente i soggetti fragili, quando avremmo potuto tranquillamente proteggere questi ultimi, lasciando al resto della popolazione di continuare a svolgere le proprie attività senza imporre una vaccinazione di massa dai costi proibitivi e, ben che sia andata, totalmente inutile sul piano della salvaguardia delle persone in buona salute.

Tutte questioni aperte le quali potrebbero e dovrebbero rappresentare oggetto d’indagine della tanto attesa Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid la quale, per quel che sappiamo, è quasi ai nastri di partenza. Pertanto, l’esultanza di Conte e Speranza per la citata archiviazione potrebbe raffreddarsi rapidamente se i veri nodi della questione dovessero venire al pettine. Staremo a vedere.

Claudio Romiti, 8 giugno 2023

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