Cronaca

Incredibile lite trans contro gay: “Siete omofobi”

Nel Regno Unito l’ente solidale transgender Mermaids ha perso in giudizio contro LGB Alliance che aveva citato per omofobia

Di esagerazione in esagerazione, la sua furia si abbatte su quelli che non la temono, ovvero c’è sempre un fanatico più fanatico che ti fa fuori ovvero c’è sempre un gender più gender che ti fa un gender così. Solo che stavolta è andata male e gli oltranzisti sono stati mazzolati in giudizio con una sentenza che esce dal cavillismo giuridico per riparare nel caro vecchio desueto buon senso: a tutto c’è un limite.

La faccenda è abbastanza complicata, ma, per provare ad asciugarla, si riduce a questo: un allucinante scazzo tra organizzazioni gender che si rimpallavano accuse di omofobia. Roba da ridere, ma fino a un certo punto: nel Regno Unito l’ente solidale transgender Mermaids ha perso in giudizio contro LGB Alliance, organizzazione per i diritti dei gay, che aveva citato con l’accusa di essere un velo per l’odio, la foglia di fico per gli omofobi, nientemeno. Primo caso ma certamente non ultimo in Gran Bretagna e nel mondo,  perché l’intolleranza dei diversamente tolleranti s’è ormai fatta patologica, del genere paranoico, a livelli ultratalebani, ciò che ha spinto il giudice, che dev’essere una gran brava persona, ad applicare il diritto umanitario, nel senso di umano, di normale: “Abbiamo riscontrato che Mermaids non ha il diritto legale di operare senza critiche”. Tradotto: ma perché ci fate perdere tempo con queste fregnacce?

Oggetto del delirio, manco a dirlo, la ormai famigerata questione sul sesso che vi pare, la percezione, oggi qui domani là, mi sento sirenetta al mattino, camallo la sera e di notte tartaruga, che come diceva Lino Banfi “non ha sesso, va bene?”. Follia forse solo apparente, in effetti perverso disegno per privare l’individuo della sua specificità, dunque della sua anima, ergo della sua coscienza, indi della sua facoltà di scelta, pertanto della sua personale responsabilità: tutti mattoni, senza sesso, senza identità, senza volontà, buoni solo ad obbedire, a contenersi e controllarsi fra loro, nell’illusione di essere liberi. Vostro Onore, si badi bene, non è entrato nella allucinogena quaestio, si è limitato a ricondurre il querelante ad un basilare principio democratico: bisogna accettare le critiche. Come a dire: la Giustizia nelle vostre beghe non vuole e non deve entrare, ma qui nessuno è intoccabile.

Per questo una pronuncia del genere porta con sé l’inestimabile valore della speranza: è coraggiosa, logica, equilibrata e ribadisce un principio, anzi due: di pluralismo e di non rompere i coglioni. Questo secondo aspetto può sembrare marginale o strumentale, ed è invece fondativo: perché se non ci diamo tutti una calmata, se non cominciamo a tenerci in saccoccia le smanie censorie, autoritarie o semplicemente di prepotenza egolatrica, ci resta assai poca strada. Già adesso in America come nello stesso regno Unito ci si gioca il posto se non si finge di credere al bestione umanoide che si percepisce bambina, o giraffa; già oggi se chi ti vive a fianco impazzisce e comincia a comportarsi come un gatto, tu lo devi trattare da gatto; in Svizzera per non fare la naja basta compilare una autocertificazione da 75 franchi e lo stato finge di prendere sul serio la tua transizione sessuale; e fioriscono dibattiti sempre più alienati sui maschi col mestruo, incinti, in menopausa che pretendono la relativa indennità.

Perché alla fine è sempre una questione di soldi. Solo che, immersi come siamo nella follia, e mortificante follia, non troviamo più sbocchi: così non si può andare avanti, semplicemente e letteralmente, perché una società senza un minimo di punti fermi, di logica elementare, di senso della realtà, salta per aria: se poi questo è quanto insegue il neo post marxismo, la rivoluzione con altre armi, via lobotomia, eh beh, questi sono cazzi suoi e del perito, come direbbe Renato Pozzetto.

Fortuna c’è un giudice in Inghilterra: speriamo sia contagioso. Ha dichiarato a cose fatte Bew Jackson, uomo, maschio, gay, attivista, persona con la testa attaccata giusta: “Ma come diavolo abbiamo fatto a ridurci a questo? Una causa assurda costata 250mila sterline in spese legali”. Perché gli ultrà del gender i soldi da buttare evidentemente li hanno, queste pagliacciate sono tutti investimenti pubblicitari. Solo che stavolta gli è andata male: un piccolo passo per l’omo, un grande passo per l’umanità. Confidiamo, almeno. Abbiamo bisogno di vedere ciò che c’è, non di vedere quello che non c’è (e viceversa). Forse, dopo questa figuraccia planetaria anche gli oltranzisti del “sono quello che voglio, voglio quello che non posso e lo voglio adesso a costo di sfasciare tutte le regole della fisica, la biologia, la logica, la mistica, la democrazia”, una regolata se la daranno. O forse no, ma, in ogni caso, non puoi avere sempre ciò che vuoi, come cantava il filosofo Jagger. Sic trans gloria mundi.

Max Del Papa, 7 luglio 2023