Cronaca

Insulti a Giordano, la Lega “denuncia” la Gruber all’Ordine. E sbaglia

Dopo gli insulti alla voce di Mario Giordano, la Lega “segnala” Lilli Gruber all’Ordine dei Giornalisti. Ecco perché è un errore

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Forse sarebbe bastata la signorilità con cui Mario Giordano ha risposto a Lilli Gruber dopo gli incredibili insulti sulla sua voce. Anzi: sicuramente. Il conduttore di Fuori dal Coro ha risposto colpo su colpo, evidenziando l’ipocrisia della madrina del perbenismo e mettendo a nudo il falso moralismo e il misero sarcasmo della maestrina del giornalismo. Dunque, la partita in teoria era già conclusa con un bel 3 a 0 per Giordano. La Lega però, dopo l’indignazione di alcuni montata sui social e i tanti messaggi di solidarietà, ha deciso di “promuovere una segnalazione all’Ordine dei giornalisti” contro la Gruber.

L’obiettivo, spiega il Carroccio, è quello di “chiedere una valutazione all’organo regionale in cui è iscritta la conduttrice de La7 per valutare la sussistenza o meno della violazione del codice professionale”. Scelta legittima, per quanto decisamente discutibile. E non perché la politica non dovrebbe immischiarsi nelle questioni dei cronisti (per quello già ci sono le nomine Rai), ma perché un’indagine dell’Ordine sarebbe inutile e del tutto fuori luogo. Giordano è giornalista navigato, sa rispondere in autonomia agli sconclusionati attacchi di chi si auto-definisce una “professionista seria” e poi sbeffeggia un collega. Mario l’ha fatto in diretta tv: “Ho una brutta voce, ti chiedo scusa – ha replicato al cartonato della Gruber – ma che da regina del politicamente corretto attacchi una persona per un difetto fisico dimostra il livello in cui sei caduta. Se poi per essere tuoi colleghi bisogna partecipare alle riunioni dei ricconi del Bilderberg e farsi vedere sugli yacht con De Benedetti, beh: allora sono orgoglioso di non essere tuo collega”.

Insomma: vedete? In questa disputa non c’è bisogno dell’Ordine, che peraltro ieri non ha nemmeno trovato il tempo per inviare un’agenzia di solidarietà verso il suo iscritto. Per valutare il comportamento della conduttrice di La7 non serve una borbonica indagine di un ordine corporativo. A delegittimare la credibilità della Gruber ci ha già pensato la Gruber.

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