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Investire sull’economia circolare spinge la produttività. E c’è l’aiuto di SACE

Fonte: Sace

L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che porta con sè numerosi vantaggi sia a livello di produttività sia di competitività, perché assicura non solo efficienza energetica e quindi una maggiore sostenibilità ambientale, ma anche economie di scala. I risultati sono massimi se le singole imprese fanno squadra con le rispettive filiere giocando tutti insieme in una sola “nazionale” per l’ambiente. Una sfida questa che se è già impegnativa per le grandi imprese, molto raramente è alla portata delle pmi. Da qui il ruolo di SACE, la realtà direttamente controllata dal ministero del Tesoro e guidata da Alessandra Ricci, specializzata nel sostegno al made in Italy che vuole crescere sul mercato globale e nell’affiancare le pmi per aiutarle a trovare liquidità e diventare più forti e competitive. Con un particolare riguardo proprio verso il green deal e il digitale.

 

Fonte: Sace
L’amministratore delegato di SACE, Alessandra Ricci

 

Con il green produttività in aumento del 14%

Torniamo ai vantaggi dell’economia circolare. Le pmi che vi investono, oltre a migliorare l’impronta carbonica e quindi aiutare la lotta climatica, riducono i costi e ottengono un più facile accesso al credito. Tutto questo, secondo alcune stime, se abbinato a investimenti nella digitalizzazione, permette alle imprese di aumentare la propria produttività fino al 14%. Senza contare l’effetto “moltiplicatore” sulla filiera: ogni azienda è, infatti, chiamata a rivedere le proprie strategie di produzione e vendita in chiave circolare per sfruttare i diversi benefici che ne derivano; l’agire insieme alle altre imprese nella stessa catena del valore, assicura inoltre a un’importante condivisione di conoscenze, tecnologie, esperienze che permette di cogliere ogni aspetto delle opportunità offerte dall’economia circolare.

 

Fonte: Sace
Fonte: Focus ON “Economia circolare: una leadership multi-filiera”, curato da SACE

Italia primatista della circolarità, ma piccole imprese in difficoltà

Il nostro Paese si distingue con un tasso di circolarità del 18,7% di gran lunga superiore a una media europea che si ferma all’11,5% e oltre sei imprese italiane su dieci hanno ha dichiarato di aver messo in atto azioni per la sostenibilità: dal 2010 il tasso è salito di oltre 7 punti percentuali. Se grandi e medie realtà sono a buon punto nel new green deal, le piccole e piccolissime società invece procedono con grande fatica. Proprio queste sono però la spina dorsale del made in Italy essendo il 99,4% dell’universo delle aziende del nostro Paese. A frenarne il percorso green sono spesso la carenza presenti  sul fronte delle competenze, a partire da formazione dei dipendenti e dall’adozione di nuove tecnologie cruciali come la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale.

 

Fonte: Sace
Fonte: Focus ON “Economia circolare: una leadership multi-filiera”, curato da SACE

Una rivoluzione di filiera

Il paradigma dell’economia circolare spazia infatti in modo trasversale dagli imballaggi all’agroalimentare, dal tessile all’arredo fino alla cantieristica. Il tutto si traduce nella pratica quotidiana non solo all’impiego di materie prime più attente all’ambiente e di energia rinnovabile ma appunto anche nella ottimizzazione dei processi produttivi, così da ridurre al minimo gli scarti. Un fattore questo per cui è cruciale investire in digitalizzazione e nella nuova frontiera dell’intelligenza artificiale. Grazie al ruolo del capofiliera, a cui è deputato il ruolo di traino, ciascuna azienda potrà inoltre fare tesoro delle esperienze accumulate dalle altre realtà. In sintesi per vincere nel green e nella competitività alle imprese occorrono: conoscenza, connessioni e sostegno finanziario. E questo è il lavoro di Sace.

 

Fonte: Sace
Fonte: Focus ON “Economia circolare: una leadership multi-filiera”, curato da SACE

 

 

Fonte: Sace
Fonte: Focus ON “Economia circolare: una leadership multi-filiera”, curato da SACE

 

 

 

 

 

 

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