Cronaca

Io al Gay Pride c’ero: tutto quello che non vi raccontano

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Io c’ero al Gay Pride e la questura ha ragione: eravamo in 50mila, non c’era nessun milione in piazza. Le stesse facce che vedo ogni anno e l’età media è sempre troppo bassa. Mancano ancora le famiglie borghesi e i bambini (pochissimi), in generale tutto il mondo adulto. Mancano persino molti omosessuali che la considerano una carnevalata niente affatto inclusiva. Se il movimento Lgbtq+ reclama l’inclusività, siamo sicuri che la pratichi?

Nel corteo di ieri non c’era spazio per il dialogo: ci sono solo nemici da abbattere. Il Gay Pride è, infatti, sempre dichiaratamente “contro”. La posta in gioco è la solita abbuffata di diritti senza responsabilità. Le parole d’ordine sono quasi un rosario: gender, matrimonio ugualitario, utero in affitto… di adozione alle coppie gay, invece, si parla poco. Eppure lì il discorso potrebbe portare a qualche risultato. Ma il movimento Lgbtq+ è assolutista: una messa cantata con le piume di struzzo. Le provocazioni sessuali sono ancora l’unico linguaggio utilizzato, in spregio a quella rispettabilità borghese che gay e lesbiche sembrerebbero ricercare con le loro rivendicazioni.

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Ma invece di recriminare, non sarebbe giusto anche dire “grazie” agli italiani per aver fatto tanti passi in avanti negli ultimi 20 anni, cancellando pregiudizi e tabù? Allora sì, che arriveremmo al milione in piazza! E basta con vittimismo e piagnistei: non c’è nessun mostro omofobo che vuole radere al suolo Sodoma. Basta anche con le strumentalizzazioni di chi cerca tornaconti elettorali, i cambiamenti sociali -quelli veri e duraturi- avvengono solo dal basso, senza accelerazioni forzate della politica.

Un paio di note interessanti: la leader del Pd – la lesbica Elly Schlein – era presente, ma nessuno si è sognato di inneggiarla a madrina della manifestazione. Allo stesso tempo, nonostante il Governo fosse sotto attacco, la persona di Giorgia Meloni sembrava parzialmente risparmiata. Forse anche le frange più oltranziste riconoscono a questa donna all’apparenza così diversa da loro, qualcosa di affine.

D’altra parte Giorgia Meloni non ha nulla di personale contro i gay. Lo dice lei stessa: è una donna, è una madre, è cristiana. E infatti io e i miei amici omosessuali siamo pieni di amiche mamme, pure cattoliche, che sembrano il ritratto della leader di FdI. Non mi stupirei che nel suo privato Giorgia abbia talmente tanti amici gay da riempire la terrazza di un film di Ozpetek. La premier rappresenta, infatti, quello che moltissimi gay ricercano nelle loro amicizie femminili. Donne schiette, con una personalità forte e zero pruderie Negli anni ’80 si sarebbe detto, donne con gli attributi, ora si rischia il patibolo. C’è tanta strada da fare ancora, ma il movimento Lgbtq+ e Giorgia Meloni sarebbe bello immaginarseli per il futuro dialoganti e sorridenti, abbandonando le sterili posizioni di principio.

Andrea Palazzo, 13 giugno 2023