Il podcast di Sallusti

Ma chi se ne frega del Gay Pride

Il podcast di Alessandro Sallusti dell’8 giugno 2023

Come tutte le baracconate, il gay pride vive di effetti speciali e provocazioni sopra le righe. Quest’anno, immancabilmente, è scoppiata la polemica sul gay pride. Questa volta l’innesco è dato dal mancato patrocinio della regione Lazio a guida centrodestra.

Da ore è un profluvio di dichiarazioni politiche manco stessimo parlando di chissà che cosa. So di rischiare di essere accusato di omofobia – ovviamente non lo sono – e quant’altro, ma lasciatemi dire: chi se ne frega del gay pride?

Per me, di gay pride ne potrebbero fare anche uno al giorno. Se si divertono così si accomodino pure, ma non ne facciano una questione di Stato. Chi vuole ci va, chi non vuole resta a casa, libero ognuno di considerarlo un momento importante o, all’inverso, una patetica carnevalata. Io propendo per la seconda ipotesi, ma ripeto l’omofobia non c’entra, centrano sensibilità a gusti e culture personali. Mi infastidisce, infatti, qualsiasi eccesso in qualsiasi campo, ma soprattutto mi infastidisce il volere imporre un proprio eccesso a qualcun altro.

La Regione Lazio ha tolto il suo patrocinio? Bene, e allora? Da quando il patrocinio è un atto obbligato o dovuto? Leggo sul dizionario. Il patrocinio rappresenta una forma simbolica di adesione e una manifestazione di apprezzamento ad iniziative ritenute meritevoli. La concessione del patrocinio rientra nell’attività discrezionale dell’amministrazione. Non è un atto amministrativo, ma una mera manifestazione di volontà. Bene, il governatore del Lazio evidentemente non apprezza, ne risponderà ai suoi elettori, sia quelli etero che quelli gay.

In questo non c’è alcuna limitazione di libertà a nessun atto di violenza, semmai violento, e pretendere che ciò debba avvenire per forza, come ha fatto ieri, tra gli altri, l’Associazione Nazionale Partigiani, che in lungo comunicato, se la prende con la Regione Lazio. Ma che centra i partigiani con la sfilata del mondo LGBT? E soprattutto, perché i partigiani si esprimono su questo argomento e non hanno speso una parola per l’anniversario di due giorni fa dello sbarco in Normandia? 2500 ragazzi morti in poche ore per iniziare la liberazione dell’Europa dal nazifascismo. La risposta è semplice: perché quei ragazzi, quelli della Normandia, non erano fluidi, ma avevano una identità definita. E non mi riferisco a quella sessuale, e quindi avevano dei valori, quelli della cultura occidentale, cristiana, antinazista sì, ma certamente anche anticomunista. Altro che gay pride.