Cronaca

“Io, carabiniere, massacrato a sprangate”. Il video da far vedere a chi difende gli antagonisti

Il vicebrigadiere Luigi De Matteo sequestrato, denudato e picchiato dai No Tav. Urlavano: “Il prossimo non torna indietro”. A causa delle ferite è stato costretto a lasciare l’Arma

Un carabiniere, un amante del suo lavoro, un difensore della legge, un uomo che sentiva di appartenere alla sua divisa, alla sua Arma. Questa è la storia di Luigi De Matteo, un vicebrigadiere che, purtroppo, ha dovuto fare i conti con un lato oscuro del suo mestiere. Il 3 luglio 2011, De Matteo si trovava in prima linea durante uno degli attacchi piu feroci alla Tav, in Val di Susa. Nonostante avesse sempre portato con orgoglio la sua divisa, quel giorno ha subito qualcosa di orribile: “Ci buttavano addosso di tutto – racconta a Quarta Repubblica in esclusiva – acido, pietre e bombe carta. Non ho sentito che mi dicevano di tornare indietro, di solito si dà una pacca sulla spalla. A un certo punto ho visto che si avvicinavano troppo, ma quando mi sono girato mi sono reso conto che ero rimasto solo”.

De Matteo ha vissuto un vero e proprio inferno. Dopo essere stato raggiunto da una pietra e caduto, è stato violentemente attaccato da un gruppo di aggressori, che lo hanno trascinato nel bosco e torturato. “Sono rimasto con i pantaloni e forse con uno solo degli anfibi. Si sono presi tutto, anche oggetti personali incluso un ricordo di mio padre”, racconta con un nodolo alla gola. Il sequestro è durato mezz’ora, ma per De Matteo è stato un tempo infinito di sofferenza.

Dopo quella drammatica esperienza, la vita di De Matteo non è stata più la stessa. Ha subito gravi ferite fisiche: “Ho i denti spaccati, un timpano rotto, da un occhio ci vedo abbagliato, continui mal di testa, si vedono ancora le brucature di acido, in testa e sulle gambe”. Ma il dolore fisico non è nulla in confronto a quello che ha vissuto nell’anima. A distanza di 13 anni, De Matteo fatica ancora a dormire, convive con gli incubi e deve andare regolarmente dallo psichiatra. “Io con quella storia ho perso tutto – conclude – compreso il mio lavoro che amavo. Ho perso la stima in me stesso, la fiducia. Oggi, a 63 anni, ho paura di tutto. Mi hanno cambiato la vita”.

Purtroppo, nessuno dei responsabili di quella brutta vicenda è stato condannato. De Matteo, congedato a causa delle ferite e del trauma psicologico, non puo piu indossare la divisa che tanto amava. “La mia carriera si è fermata quel giorno”, ammette con tristezza. Nonostante il suo dolore, De Matteo non si arrende. Vuole che le persone conoscano la sua storia, il suo calvario. Vuole giustizia. E, attraverso la trasmissione Quarta Repubblica, ha deciso di raccontarla, mettendo a nudo la crudezza degli eventi, le sue paure e il suo indomito desiderio di giustizia.

Ecco, dunque, la storia di un uomo che ha sacrificato tutto per un lavoro che amava, ma che, a causa di una terribile giornata, ha visto la sua vita cambiare per sempre.

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