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Io e te - Seconda parte

Alla scrivania, leggi e scrivi senza sosta, quella ricerca continua e vorresti arrivare per primo alla soluzione e dare ai noi figli una risposta già chiara. Mi chiami, anche stasera tra le carte e i grandi autori hai fatto una scoperta eccezionale: “Ascolta: solo l’uomo che accetta di avvicinarsi alle persone nel loro stesso movimento, non per trattenerle nel proprio, ma per aiutarle a essere maggiormente se stesse, si fa realmente padre”. Annuisco, non ho voglia di darti ragione, ma comprendo esattamente ciò che dici, lo stampo nel mio cuore e vado in cucina.

***

Mi giro nel parco e guardo indietro. Non c’è nessuno. In lontananza qualcuno corre, ma io ho bisogno di andare piano, fare un passo alla volta. Ti parlo, perché è l’unica cosa che posso fare. Guardo il telefono e riascolto quell’ultimo vocale in cui parlavi di me, cercando significati nascosti, indicazioni chiare per la mia esistenza. Sono così grande e così incerta. Tutto il resto mi sembra stupido e vuoto, odio le convenzioni, gli ipocriti e la falsità. Cerco l’essenza in ogni dove. Finalmente è sera e posso lasciare che il sonno mi annebbi la vista e il cuore.

“Ciao, bella di papi”

“Ciao, papà. Papà, dove sei? Lo sai che ho bisogno di ascoltare la tua voce, ho bisogno di litigare con te, ho bisogno di leggere quello che scrivi?”

“Ah… ma allora non hai capito nulla. Mi hai ascoltato?”

“A volte sì e a volte no”.

“Io ci sono, ci sono, ma non puoi vedermi. Puoi percepirmi, ma non puoi vedermi come vorresti”.

“Ed è come pensavi? La felicità totale, la storia dei bicchieri… ti ricordi la storia dei bicchieri? Quando ero bambina ti ho chiesto che cosa fosse il Paradiso e ti dicevo che no, non mi sarebbe piaciuto il Paradiso, non sarei stata felice in Paradiso. A me piaceva la vita vera e tanto. Tu sostenevi che lì sarebbe stata una gioia completa. Ma a me non piace la gioia lucente, edulcorata e diafana. Mi piace la felicità carnale, a volte sguaiata, ma tangibile. Allora tu mi raccontasti della felicità totale con la similitudine dei bicchieri. Ciascuno di noi è come un bicchiere di forma e dimensione diversa dall’altro, grande, piccolo, bombato, stretto, cilidrico e così via; per essere pieno, soddisfatto, ciascuno viene colmato con un quantitativo differente. Così Dio completa ogni uomo, rispondendo a ciascuno in modo esclusivo, differente, secondo le proprie caratteristiche, in modo che ognuno raggiunga l’apice della sua felicità. È così, papà?”

“È più di così. Sono pieno di significato e tutto è finalmente chiaro. La similitudine dei bicchieri è molto umana, ma rende l’idea. Io sono immerso nell’amore di Dio. Non ho mai provato tanto amore, nemmeno quello di una mamma è così grande”.

“Davvero?”

“Sì”

“E potrai darmi un segno per farmi capire che stai bene e che vegli su di me? Lo sai, papà, che ho bisogno di questo. Ho bisogno di parole. Ed è un po’ colpa tua, perché mi hai viziata di parole”.

“Lo so, lo so, fiorellino mio, ma è tutto qui. È tutto attorno a te. Devi solo allenarti a guardarlo, devi solo stare attenta. Metti da parte la tristezza e fai tesoro di tutte le cose vere e belle che ti ho insegnato. Io arriverò a modo mio, secondo la volontà di Dio, quando so che mi

leggerai, quando so che mi vedrai. Ti voglio bene, bella di papi.”

“Anche io ti voglio tanto bene”.

Mi sveglio.

Le mie figlie cercano un abbraccio e io ci sono.

Fiorenza Cirillo, 24 ottobre 2021

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