L’Italia, Paese di risparmiatori. Una definizione ancora veritiera, ma le famiglie italiane, che pure erano sempre state le prime in Europa per ricchezza pro-capite, vedono i loro risparmi sempre più minacciati da inflazione, mercati volatili e cattive scelte in fatto di investimenti, soprattutto quando sono fai-da-te. Lo certificano i dati di Istat e Banca d’Italia, secondo cui nel periodo 2011-2022 la ricchezza media degli italiani è sì aumentata da 144mila euro pro-capite a 176mila euro, ma se si guarda allo stesso dato al netto dell’inflazione, il trend è uno sconsolante -7,7%. Nello stesso periodo, le famiglie francesi e tedesche hanno superato quelle italiane in fatto di ricchezza.
Troppo innamorati del mattone, la trappola liquidità
Alla base della perdita di ricchezza, una volta considerata la corsa prezzi, ci sono diverse scelte poco avvedute. Il primo dei quali è la dipendenza dal mattone. Da sempre l’investimento preferito degli italiani, al terzo trimestre 2023 il prezzo medio delle case esistenti in Italia è sceso del 3,72% in dieci anni (dati Istat). E poi c’è la trappola della liquidità: secondo i numeri diffusi dalla Fabi, i soldi fermi su conti correnti e depositi rappresentava a fine 2023 1.572 miliardi di euro, quasi un terzo della ricchezza finanziaria degli italiani. Il denaro fermo sui conti è alla mercé dell’inflazione, e il suo valore reale non che ridursi.
Il denaro “dorme ” improduttivo sul conto corrente
Questa difficoltà di orientamento è confermata dal Centro Einaudi nella sua Indagine sul Risparmio degli italiani. E qui siamo al secondo errore molto diffuso tra i cittadini. Oltre un terzo degli intervistati ha lasciato i propri risparmi improduttivi sui conti correnti, oppure ha cercato rifugio nel reddito fisso, che però nel periodo dei tassi a zero ha restituito poco o nessun rendimento, e poi ha pagato cara l’impennata dei tassi del biennio 2022-2023.
Guadagna chi si affida a un bravo consulente finanziario
Chi si fa aiutare ha un chiaro vantaggio. Secondo una ricerca di Excellence Consulting negli ultimi dieci anni le grandi reti di consulenti finanziari hanno creato più valore per i propri clienti rispetto a chi si è mosso da solo. Dal 2012 la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è salita dell’1,2% ogni anno, rispetto al +3,3% ottenuto dai clienti delle sei principali banche-reti italiane. Anche includendo l’annus horribilis del 2022 la consulenza ha fatto la differenza, limitando le perdite: i risultati 2012-2022 per chi si è fatto assistere sono un +0,5% annuo, cinque volte di più del +0,1% di chi ha fatto da solo. E la parentesi del 2022 è stata rapidamente superata per chi è rimasto investito sul mercato.
Bernardi (Banca Generali): “In Borsa vince la gestione attiva”
“Tensioni geopolitiche, deglobalizzazione e incertezza sul ritmo di discesa dell’inflazione mettono in dubbio le tempistiche dei tagli dei tassi da parte delle banche centrali e rendono complesse le previsioni sull’evoluzione del contesto di mercati, che pure trattano nei pressi dei massimi. Questi elementi vanno a comporre uno scenario in cui l’investimento fai-da-te è sempre più difficile e nel quale anche i beni rifugio più tradizionali sono in difficoltà, come testimonia il caso dell’immobiliare. In questo scenario torna in primo piano l’importanza della gestione attiva, intesa come capacità di costruire e adattare strategicamente e tatticamente i portafogli e di estrarre il maggior valore dalle singole asset class, grazie alla qualità dei gestori. Tutto questo per proteggere nel medio-lungo periodo il patrimonio e generare un livello di rendimento positivo in termini reali, al netto dell’inflazione”, spiega Marco Bernardi, vice-direttore generale di Banca Generali.
Il fai-da-te è un boomerang
Insomma, fare da soli nel mondo degli investimenti e concentrarsi sugli asset percepiti come più sicuri può essere un boomerang. Meglio puntare su consulenza professionale e diversificazione. Una composizione diversificata che deve essere costantemente adattata, con una gestione attiva, come illustrato nell’Outlook 2024 dall’Associazione Italiana Private Banking (Aipb), secondo cui è sempre più necessario reagire con immediatezza ai cambi di scenario e avere consulenti in grado di supportare i clienti nella lettura della complessità e nella percezione dei rischi, affiancandoli nelle scelte.
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