Esteri

La donna simbolo delle proteste in Cina

È diventata l’icona contro le misure imposte da Xi Jinping: nei video in rete si vede contrastare la polizia

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In Cina, la politica del massimo rigore alla ricerca dello Zero Covid ha scatenato violente proteste da parte del popolo ormai stremato dalle restrizioni e desideroso di promuovere una politicale liberale e democratica in una nazione guidata con pugno di ferro da Xi Jinping per contrastare la pandemia. In questo scenario di grande dissenso, una donna è diventata il simbolo della “rivoluzione”, sui social media sta infatti girando l’immagine di una ragazza, che non è stata ancora identificata, ferma davanti alle forze di polizia che cercano di reprimere la protesta: è stata soprannominata la “tank lady“, in un parallelismo con il “tank man”, l’uomo, a lungo considerato simbolo globale di libertà che ha affrontato i carri armati in marcia su Pechino durante il massacro del 1989 di piazza Tiananmen.

Secondo il filmato condiviso dall’influencer Jixian Wang, si vede la donna rifiutarsi di muoversi mentre filma gli agenti di polizia che camminano nella sua direzione. Poco dopo la ragazza viene circondata da altre persone, vestite con la classica tuta bianca di sicurezza, mentre le sequestrano il cellulare e la strattonano. Al coro delle contestazioni hanno aderito moltissimi giovani universitari provenienti da due importanti atenei, la Peking e la Tsinghua, chiedendo l’abolizione del tracciamento, dei test negativi obbligatori e lo stop della censura.

Per approfondire:

Come segnala l’Ansa, la provincia nord-occidentale cinese dello Xinjiang ha allentato diverse restrizioni anti-Covid nella sua capitale, Urumqi, dopo che un incendio mortale ha catalizzato la rabbia di molti cinesi e scatenato un’ondata di proteste in tutto il Paese. La Cina ha poi accusato le “forze con secondi fini” di collegare l’incendio mortale divampato la scorsa settimana a Urumqi, il capoluogo dello Xinjiang, alle rigide misure anti-Covid, un fattore chiave delle proteste a livello nazionale negli ultimi giorni. “Sui social media ci sono forze con ulteriori motivi che collegano questo incendio alla risposta locale al Covid-19”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian. I post online sui social media in mandarino ed esteri hanno rimarcato che i lockdown anti-Covid a Urumqi hanno ostacolato i soccorsi in risposta all’incendio di giovedì notte in una palazzina.

Intanto, mentre continuano lotte e ribellioni, l’emittente pubblica britannica Bbc ha informato che uno dei suoi giornalisti in Cina, che stava seguendo le proteste a Shanghai contro la politica draconiana del regime Zero Covid, è stato arrestato e “picchiato dalla polizia”.

“La Bbc è molto preoccupata per il trattamento del nostro giornalista Ed Lawrence, che è stato arrestato e ammanettato mentre copriva le proteste a Shanghai”, ha detto un portavoce del gruppo in una dichiarazione. Il reporter ha affermato di essere “stato picchiato e colpito dalla polizia” mentre lavorava come giornalista accreditato nel Paese.

Le proteste potrebbero avviare un nuovo paradigma politico per la Cina? Un nuovo progetto di tipo liberale è alle porte anche per loro? Rispondere a queste domande non è ancora possibile. Per il momento possiamo limitarci ad osservare gli sviluppi di queste complesse dinamiche sociali nella speranza di vedere la conclusione delle restrizioni delle libertà personali anche in Cina.

Carlo Toto, 1° dicembre 2022

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