Esteri

La grande bufala di Amnesty sul palestinese morto in carcere

amnesty international walid

Che Amnesty International abbia perso la credibilità di cui aveva goduto in passato e sia diventata uno dei megafoni della propaganda dell’assurdo è cosa chiara a tutti gli uomini e a tutte le donne ai quali è rimasto un po’ di senso critico e un minimo di onestà intellettuale.

Diciamo poi che quando si tratta di Israele, l’organizzazione che dice di essere non governativa dà il meglio/peggio di sé a seconda dei punti di vista. Per quello che mi riguarda con l’ultimo post ha davvero toccato il suo record negativo al punto che gli uomini e le donne ai quali è rimasto un po’ di senso critico e un minimo di onestà intellettuale, quelli che invocavo all’inizio, non possono che prendere nota di quanto veleno e falsità siano riusciti a esternare una volta ancora nei confronti dello Stato Ebraico.

Unico Stato al mondo per gli ebrei.
Unico Stato democratico in Medioriente.

Il post riguarda Walid Daqqa morto in carcere a 62 anni a causa di un cancro alle ossa.
Walid Daqqa, segnatevi bene questo nome, che nel post viene descritto in questo modo:

La morte in custodia di Walid Daqqa, uno scrittore palestinese di 62 anni che è stato il prigioniero palestinese più longevo nelle carceri israeliane dopo 38 anni di prigionia, è un crudele promemoria del disprezzo di Israele per il diritto alla vita dei palestinesi. È straziante che Walid sia morto in custodia israeliana nonostante le numerose richieste di rilascio urgente per motivi umanitari in seguito alla diagnosi di cancro al midollo osseo del 2022 e al fatto che avesse già scontato la sua condanna originale. Le autorità israeliane devono ora restituire il suo corpo alla sua famiglia senza indugio in modo che possano dargli una sepoltura pacifica e dignitosa e consentire loro di piangere la sua morte senza intimidazioni.

Per commentare tutta questa serie di informazioni occorre mettere ordine e scrivere una premessa. Cominciamo con la premessa: Il “disprezzo per la vita dei palestinesi” da parte israeliana è confermato dalle centinaia di malati che per anni, sia dalla Judea e Samaria sia dalla Striscia di Gaza, prima dell’inizio della guerra, sono stati curati gratuitamente negli ospedali israeliani. La sanità israeliana, finanziata dalle tasse dei cittadini dello Stato Ebraico, si è sempre fatta carico per giusto spirito di umanità dei malati gravi che nei territori controllati dall’ANP e da Hamas non avrebbero potuto avere. In quelli dell’ANP perché i miliardi di dollari di aiuti ricevuti in questi anni a tutto sono serviti, soprattutto a riempire le tasche dei corrotti, tranne che a investire su strutture ospedaliere, e nella Striscia di Gaza per acquistare armi, scavare tunnel addestrare al martirio e, soprattutto, come è stato ben dimostrato, a trasformare quelli che dovevano essere ospedali in basi del terrore e centro di raccolta di ogni tipo di arma proveniente da tutto il mondo attraverso i tunnel che collegano la Striscia con il Sinai egiziano. Ma questo Amnesty International non lo dice.

Il “disprezzo per la vita dei palestinesi”, anche se terroristi incarcerati per gravi attentati e fatti di sangue, è confermato anche Yahya Sinwar, si proprio lui, il capo di Hamas, l’ideatore, coordinatore e pianificatore del 7 ottobre 2023. Proprio lui, che durante la prigionia in un carcere israeliano, ricordiamo che fu liberato nell’ambito dello scambio con Shalit, fu operato da medici israeliani in un ospedale israeliano per un cancro al cervello. Israele ha talmente “disprezzato la vita dei palestinesi”, questo lo dice Amnesty International, che ha salvato colui che poi, una volta tornato in libertà si è reso responsabile del più grande massacro di ebrei dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Se Amnesty International avesse pubblicato un post dove diceva che gli israeliani sono dei gran coglioni avrei scritto un pezzo per congratularmi con loro.

Torniamo a noi. Nel post, Walid Daqqa viene inizialmente descritto come scrittore palestinese di 62 anni e prigioniero palestinese più longevo nelle carceri israeliane dopo 38 anni di prigionia. Se serviva una prova che l’erba cattiva non muore mai, o muore difficilmente, l’abbiamo trovata.

Amnesty dice anche: è straziante che Walid sia morto in custodia israeliana nonostante le numerose richieste di rilascio urgente per motivi umanitari in seguito alla diagnosi di cancro al midollo osseo del 2022 e al fatto che avesse già scontato la sua condanna originale. Anche qui ci sono delle inesattezze, Walid aveva sulle spalle un ergastolo tramutato in 37 anni di carcere ai quali ne erano stati aggiunti altri tre per contrabbando di telefoni cellulari all’interno della struttura carceraria. 37 anni di carcere non gli erano bastati e ha voluto, di sua spontanea volontà, aggiungere un extra bonus. Perché mai non accontentarlo? È stato anche usato il termine straziante, ma è stato usato male, straziante è ciò per cui il terrorista è stato condannato. Ci arriverò fra un attimo.

Amnesty dice anche: “Le autorità israeliane devono ora restituire il suo corpo alla sua famiglia senza indugio in modo che possano dargli una sepoltura pacifica e dignitosa e consentire loro di piangere la sua morte senza intimidazioni”.

Sarebbe bello leggere la stessa frase rivolta ad Hamas che tiene in ostaggio i corpi di numerosi militari israeliani morti in combattimento e di civili prima rapiti e poi uccisi dopo il 7 ottobre. Ma sperare in un momento di carità super partes da certe organizzazioni è veramente credere nei miracoli.

In questo caso il termine straziante avrebbe dovuto essere usato sul motivo della condanna, su ciò che aveva fatto e cioè: nel 1984, Moshe Tamam, un militare di 19 anni che fu rapito da una cellula terroristica palestinese guidata proprio da Walid Daqqa. Moshe Tamam ha subito terribili torture, gli sono stati cavati gli occhi, spezzate tutte le dita delle mani e dei piedi, fratturate le gambe a bastonate in più punti e, infine, prima di sparargli in petto e buttarlo come spazzatura in un uliveto, i terroristi guidati dallo scrittore lo hanno prima evirato e poi castrato.

In poche parole su quel ragazzo furono perpetrate le stesse atrocità messe in atto dai terroristi di Hamas durante l’assalto terroristico del 7 ottobre 2023. Ora come allora lo stesso odio e la stessa infamia che non dovrebbe trovare giustificazione alcuna ma, a quanto pare, così non è. Detto questo era giusto usare carità nei confronti di chi ha guidato un simile scempio? Era giusto? Se qualcuno avesse fatto a un vostro caro ciò che la cellula guidata dallo “scrittore” ha fatto al povero Moshe Tamam lo avreste fatto morire nel suo letto accanto alla moglie e alla figlia? Fatevi la domanda e poi, dopo averci pensato bene, rispondetevi con assoluta sincerità.

Michael Sfaradi, 10 aprile 2024

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