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La Martani: “Silurata dalla radio perché negazionista”

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Proprio vero che di Covid si muore. Però più di lavoro che di morbo e non solo per chi perde l’attività, si arrende, ci rimette la vita. Ci sono tanti altri modi per scoprire “se poi è così difficile morire” e Daniela Martani, la vegana, l’attivista animalista ha sperimentato che no, non è così difficile. “Come effetto delle mie posizioni non allineante alla narrazione attuale sul Coronavirus, si interrompe, dopo tre anni, la mia collaborazione con Radio Kiss Kiss nel programma Pippo Pelo Show”, scrive in una sorta di lettera aperta pubblicata sul sito Ultime Notizie. Morte di un lavoro quale opinionista, molto discussa, molto seguita.

Posizioni non allineate: urge riassunto delle puntate precedenti. Martani ha passato, come spesso le accade, le ultime settimane d’estate nel vortice mediatico prima per essersi rifiutata di indossare la mascherina chiusa nella sua auto mentre doveva imbarcarsi su un traghetto in Sardegna; poi ha scatenato mandrie muggenti con un tweet in cui raccontava di avere frequentato tutti i locali esclusivi dell’isola – gli stessi in cui si sarebbero sviluppati focolai – senza per questo risultare positiva al Coronavirus, sierologici e tamponi alla mano, debitamente pubblicati. Posizioni controverse, ma non così campate in aria: molti sono come minimo scettici non tanto sul virus, che sarebbe follia negare, quanto sul terrorismo sanitario che ci è stato costruito sopra e che, con tutta evidenza, conviene per tutt’altri motivi. Molti che, magari, in pubblico non lo ammettono, ma in privato sbottano che è un piacere. Poi si accende la lucetta della diretta e, secondo direttive aziendali, esordiscono, il ditino alzato: “L’avete messa la mascherina? Avete rispettato le distanze? Eh, non fateci preoccupare, non fate i negazionisti”.

La lettera aperta della Martani continua: “Nella telefonata intercorsa ieri con il direttore del network è emerso che la decisone di non rinnovarmi il contratto è stata presa a seguito delle mie esternazioni e le mie prese di posizione sulla questione Covid non conformi a quelle circolanti su Tv, pubbliche e private, ma vicine alle più articolate e rassicuranti indicazioni dei professor Zangrillo, Clementi, Bassetti, Palù, Tarro tutti professionisti di altissimo livello che continuano a diffondere informazioni serie e non allarmistiche”.
Difficile, liquidare tutto come lo sfogo egocentrico di una sconsiderata, posto che l’urgenza non è schierarsi pro o contro la paranoia pandemica, è che a questo punto siamo obbligati a confrontarci circa le conseguenze di comportamenti privati, di opinioni personali che potrebbero costare l’estromissione da un ruolo pubblico – fermo restando che ogni testata ha la sua linea.

La questione, all’osso, è la seguente: fino a che punto le posizioni, le convinzioni intime hanno ancora diritto di sussistere? Vale tuttora l’argine dello stracitato articolo 21 della Costituzione? Oppure è un orpello senza valore, come sempre più giornalisti e perfino qualche costituzionalista intriso di realpolitik vanno soavemente ripetendo?
Da Radio Kiss Kiss finora nessun commento, anche se risulta che il contratto con l’opinionista Martani fosse in scadenza a fine luglio; certo la disdetta è piombata, sostiene l’interessata, come un masso, senza alcuna avvisaglia. Riflette Daniela: “Ma se io a un mio amico, a mia sorella, su un canale social, esprimo un parere, questo deve diventare motivo di licenziamento?”.

In rete le reazioni non si sono fatte attendere, e, va detto, una volta tanto sono nella stragrande proporzione solidali alla Martani, anche da chi solitamente non condivide le sue idee e il modo di manifestarle. Lei la vede così: “Sì, perché ci si sta rendendo conto che io a questo punto sono solo un paradigma; che quanto mi sta accadendo può riguardare, potenzialmente, chiunque. Ritengo di avere subìto una discriminazione, e l’ho scritto: quello che è più allarmante è che non sembrano più sussistere paletti tra sfera privata e proiezione pubblica. In altre parole: in quanti rischiano il posto, di qualsiasi professione stiamo parlando, se non si omologano? Se non fanno buon viso alla consegna della paura?”.

C’è da rimarcare anche un altro aspetto: ci stiamo abituando, noi scettici, o apoti, a sentirci in fama di negazionisti, quanto a dire aguzzini nazisti, fomentatori di pulizie etniche, animatori di olocausti; senonché nessuno nega il Covid, se mai si difende il diritto ad informarsi, a valutare per l’appunto, posizioni scientifiche avanzate non dal mago Otelma ma da luminari che si chiamano Zangrillo, De Donno, Clementi, Bassetti, Tarro, Montagner… Tutti da cacciare anche loro? In nome di quale entità superiore? Dell’ineffabile comitato tecnico scientifico? Dei virologi da salotto? Delle logiche superiori del patto di permanenza Pd – 5 Stelle? Certo, la sua scelta di proclamarsi negativa al contagio, di attribuire alle proprie abitudini vegane un alto livello di immunità naturale non le ha giovato, in uno scenario allucinante che vede la bagarre di vippetti a chi è più positivo, il coronavirus come il must dell’estate.

Ma, ben oltre il caso specifico, c’è un fastidioso retrogusto che si dilata e rischia di incrinare i meccanismi democratici così come, bene o male, hanno resistito fino ad oggi: che facciamo? Mettiamo al rogo i dissidenti, i negativi fieri di esserlo? Mettiamo la mascherina al pensiero, facciamo entrare lo stato anche nelle sfere private, secondo modello cinese? Ingoiamo una app che controlli anche cosa ci diciamo tra intimi? Eleggiamo Kafka come unica consolazione?

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