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La metamorfosi di Gualtieri, il cane da guardia di Conte

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Dal suono il cognome Gualtieri si direbbe di origine germanica “Waltarius” Gualtiero. Il significato dovrebbe essere “capo dell’esercito”, su questo ci torneremo. Il nostro nasce a Roma nel 1966, dove frequenta il Liceo Visconti per poi laurearsi alla Sapienza in lettere e filosofia con 110 e lode, prendere un dottorato di ricerca, diventare ricercatore ed infine dal 2012 professore associato di storia contemporanea alla Sapienza.

Comunista europeo

Nel 1985 si iscrive al Pci seguendolo nelle varie trasformazioni (Pds, Ds), nel 2009 viene eletto una prima volta al Parlamento Europeo restandovi sino al 2019, quando succede a Giovanni Tria al Mef per approdare infine alla Camera dei Deputati nel 2020 sostituendo Paolo Gentiloni. Insomma una cavalcata esemplare della quale si ricorda una sola défaillance nel 2019 quando è il primo dei non eletti al Parlamento europeo riuscendo comunque a rientrare subentrando a un deputato eletto anche in un’altra circoscrizione.

Insomma uno bravo, del quale si possono non condividere certe scelte, non tanto quella di iscriversi al Pci quanto essere un Dalemiano, ma di sicuro competente e preparato, uno che studia si prepara analizza i problemi con occhio critico, giudica alla luce delle esperienze passate decide una strategia e la mette su carta in modo chiaro e definitivo. Ma non era ancora diventato Ministro.

Ho avuto modo di ascoltarlo dal vivo tre volte, una prima da parlamentare europeo alla presentazione del documento investEU realizzazione del Piano Juncker, dove da co-relatore e Presidente della commissione parlamentare problemi economici e monetari, dichiarava: “InvestEU oltre a rafforzare ulteriormente il sostegno alle piccole e medie imprese, alla ricerca, all’innovazione, alle infrastrutture sostenibili, si propone di iniziare ad affrontare l’enorme gap di infrastrutture sociali, garantendo la realizzabilità di progetti nel campo dell’educazione, della salute, dell’edilizia sociale…”. Wow bravo, competente e preparato ci impartisce, con una certa pedanteria professorale, slide e schemi molto dettagliati. Sinceramente mi era piaciuto.

Una seconda nel 2019 in occasione della campagna elettorale per le europee quando vengo invitato ad una cena elettorale, diciamo scroccata essendo io residente a Milano, insieme ad almeno altre due-trecento persone dove con piglio severo ma meno professorale infilava un intervento centrato sulla necessità della competenza in politica e sull’importanza del posizionamento in Europa dell’Italia. Bravo stava tra la sua gente ed era contento. La terza volta nel 2020 in occasione della sua campagna elettorale per succedere a Gentiloni nel collegio Roma 1. In questo caso gli animatori dell’incontro, un banchetto per la distribuzione di santini elettorali in centro a Roma, erano gli attivisti della neonata Italia Viva ed il nostro, forse stanco dalla recente campagna europea, ingessato dal nuovo incarico di ministro dell’Economia, in imbarazzo, lui un Pci/Pds/Ds duro e puro, in mezzo a scissionisti, ex radicali e liberali di complemento, risultava poco empatico e troppo frettoloso.

Mancanza di leadership

La mia opinione cominciava ad essere incerta insieme con la convinzione che più che “il capo dell’esercito” evocato dal cognome, sembrasse un bravo ufficiale di complemento improvvisamente proiettato a comandare una divisione in guerra. Di lui dicono che sia vittima di una congenita mancanza di leadership che lo condanna alla solitudine, salvo la leale dipendenza ad un preciso gruppo di potere ancora forte ma in progressivo disarmo, i cui principali esponenti sono Massimo D’Alema ed Ignazio Vacca, Capo segreteria al Mef, e figlio dello storico deputato Pci Giuseppe, mentore di Gualtieri nei primi passi nel Pci e nella Fondazione Gramsci.

Svolta decisionista

Ma intanto l’improvvisa deferenza di quanti lo circondano, l’attenzione dei media, la presenza a Bruxelles ai tavoli che contano e non tra gli sherpa, il sincero affetto subito manifestato per la poltrona da Ministro e una dichiarazione dei redditi 2020 di 31.874 euro, il più povero del Governo, lo stanno trasformando. L’uomo mite e serio, il professore meticoloso, il politico accorto ai dettagli da Ministro si trasforma. Il ragionamento lascia posto ad una parodia di decisionismo che, con l’aiuto del suo Capo segreteria, da vita ad una raffica di nomine insipide nelle controllate del Mef che ottengono, insieme alle numerose fatte dai grilloleghisti del Conte 1, una maionese impazzita.

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