La priorità dell’Europa? Salvare le banche

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All’ordine del giorno dell’Eurogruppo, che riunisce i ministri dell’Economia della zona euro, in programma il prossimo 16 marzo al primo punto è prevista l’approvazione del MES, poi il backstop per salvaguardare le grandi banche e, infine, se il tempo lo concede, l’emergenza Covid-19. L’ordine del giorno dell’Eurogruppo stabilisce la gerarchia delle priorità per Bruxelles che antepone gli interessi finanziari al benessere delle popolazioni.

Nella contingenza emergenziale attuale, con la curva epidemica in espansione e il consequenziale rischio di collasso dei sistemi sanitari, l’Europa dovrebbe mettere in sicurezza la salute dei cittadini e non i bilanci delle banche. In questa fase di apprensione collettiva ci si aspetta dall’Unione europea un segnale concreto nella direzione del contrasto al Covid-19 attraverso un piano di valorizzazione dell’offerta sanitaria, con investimenti pubblici mirati, e un programma di finanziamento per il tessuto produttivo che nel marasma paralizzante sta subendo traumi emorragici con effetti anemici sull’economia.

L’epidemia ha impattato con tempestiva virulenza sul nostro tessuto produttivo accelerando il processo, già in atto, della recessione a cui occorre replicare con robusti strumenti di sostegno finanziario per evitare il crack. Occorre iniettare liquidità nel sistema economico prima che diventi una corteccia rinsecchita privata della sua linfa vitale. Il fertilizzante economico non può essere posticipato sine die, ma va irrorato contestualmente alle misure di contenimento del virus.

Il governo e gli organismi europei devono capire che si sta combattendo contro due agenti venefici: il morbo virale e il deperimento della ricchezza, perché l’epidemia sta provocando rarefazione sociale, imposta dalla necessità di sottrarsi alla traiettoria balistica dei germi infetti, con la conseguente sedazione economica. La sequenza dell’ordine del giorno dell’Eurogruppo è offensiva per l’Italia perché retrocedere l’emergenza virale, con la preoccupante estensione contagiosa e i decessi in aumento, al punto terminale della riunione significa derubricare la criticità, che interroga il destino di interi popoli, come fosse irrilevante rispetto alla sorte dei bilanci delle banche.

Il ministro Roberto Gualtieri esiga l’inversione dell’ordine del giorno, ripristinando la corretta scala prioritaria dei temi da affrontare e, qualora non venisse ristabilito l’ordine dei lavori coerentemente con l’emergenza in atto, diserti la riunione a tutela della dignità nazionale. Giova ricordare al presidente Giuseppe Conte che il Parlamento ha deliberato un indirizzo che lo impegna a riferire sul negoziato del Mes e lo inibisce dall’adottare determinazioni definitive senza il pronunciamento delle Camere.

Dunque, l’“approvazione politica del trattato” calendarizzata il prossimo 16 marzo dall’Eurogruppo disattende quanto sancito dalle Camere e appare come un blitz vile che approfitta del momento critico per bidonarci.


Nei giorni scorsi gli eurocrati hanno già manifestato segnali di sconnessione dalla realtà con il Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ha ricevuto con tutti gli onori, in piena emergenza Coronavirus, l’icona dell’ambientalismo Greta Thunberg per rilanciare il mastodontico e velleitario Green New Deal che impegnerebbe 100 miliardi di euro. Un piano di aiuti a cui la Germania aspira per farsi sovvenzionare la transizione “verde” della sua economia.

Insomma, ci viene sempre di più da invidiare il popolo britannico che ha avuto l’opportunità di divorziare da una Ue che pare ipnotizzata e aliena dai problemi reali, confermandosi, così come è organizzata, un’espressione istituzionale inutile, anzi dannosa.

Andrea Amata, 12 marzo 2020

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