Società

La sbornia di Serra&co: questa Ue non merita una piazza

Ci mancava solo l’appello blu dei radical chic per difendere l’Europa. Ma quale? Quella di Timmermans e dell’auto elettrica?

Ci son di quei tipi sopravvalutati da loro stessi, come Michele Serra, che si stordiscono al fumo delle loro stesse parole. Le leggessero da un altro ci farebbero piovere sopra pietre di sarcasmo, ma provenendo da loro gli suonano deliziose, profonde. Invece sono involontariamente umoristiche.

Adesso il comunista contadino con i braccianti siriani e indiani, lo ha raccontato lui in posa languida sull’amaca, che spiritoso, che autocitazionista, si è messo in testa una oceanica manifestazione, una adunata di bandiere europee. Cioè del Pd, il partito che più ha da perdere nello sprofondamento unionista visto che ne è stato il tramite perverso, lo strumento di politiche antitaliane in tutti i sensi, finanziario, monetario, energetico, moralistico, fino alla sostituzione etnica che è perfettamente riuscita, basta guardarsi intorno, ieri in Centrale uno con un fucile o lupara che girava indisturbato, partito pare dalla Barona dove era stato segnalato, ma è arrivato in metrò fino alla stazione principale della città. “Ma non ha minacciato nessuno”, si consolano i piddì dell’unionismo irresponsabile.

Michele Serra è atterrito, teme le sorti del falansterio di potere bruxellese e forse la fine dell’antipolitica nata e continuata per il puro e semplice scopo di distruggere l’Europa mediterranea, Grecia e in particolare Italia. E, languidamente stravaccato sull’amaca, scioglie un rosario di luoghi comuni sconfortanti da uno in fama di intellettuale con le occhiaie. La way of life europea, che nessuno ha mai visto, che diversa da Paese a Paese, il vaso di coccio tra quelli di ferro, cioè la logica di Yalta che oggi però ha sostituito la Russia con la Cina, le autocrazie, cioè l’America trumpiana laddove dove la Ue è il peggior esempio di dirigismo amministrativo e moralistico in una confezione di liberismo finanziario, le solite citazioni dei padri, dal Garibaldi del “qui si fa l’Europa o si muore” al D’Alema, che gli importa di più, “dite qualcosa di europeo”, roba degna di un Benigni, il populismo da bar, “il senso di paura” che in realtà si deve alle sciagurate politiche irresponsabili dell’accoglienza dei balordi, la spocchia dell’inadeguatezza, “io non so come si fa una manifestazione” ma la tiro lo stesso, perché io sono Serra, l’obiettivo, rivolto “a figli e nipoti”, unire l’Europa, “ma come, ma quando?”.

Appunto, dopo 33 anni di Europa unita siamo ancora al problema di unirla, e questo sarebbe guardare al futuro? No, il futuro è prendere atto che l’esperimento, delinquenziale, è arrivato al capolinea e bruciare la metastasi rimettendoci a sentirci europei ciascuno in modo specifico, senza agende mascalzone, senza egemonie francotedesche, senza pilatismi amministrativi, “ci deve pensare l’Europa”, senza nuovi ordini calati dall’alto. Quel Timmermans che voleva salvare il pianeta estinguendone gli abitanti per lasciar posto ai fiumi, alla natura incontrollata, ispirandosi a una disagiata finita a sostenere Hamas!

Fin qui gli arzigogoli in Serra, vaniloquenti e comunque desolanti “nel blu monocromo della piazza europeista”, quanto a dire lo snobismo leninista di chi sogna ancora il quarto stato condotto dagli strateghi, gli ideologi. Poi c’è la realtà. Alzi la mano che sa indicare un solo problema risolto dalla Ue, mentre di problemi ne ha originati, fomentati, endemizzati innumerevoli. La ricetta è sempre la stessa: siccome ha fallito, ce ne vuole di più. Purtroppo non si ricorda mai il presupposto: la Ue vive di crisi, disse l’ex cancelliere tedesco Schmidt; oggi la Baronessa Siringa ha inventato una parola, permacrisi, per dire lo stesso. Crisi dietro crisi, crisi perenne da risolvere endemizzandola, col ricorso a innumerevoli trovate autoritarie e catastrofiche.

La svolta green va a rotoli ma era stata prevista al costo di 5 trilioni di euro all’anno fino al 2050. Con quali risultati? L’unica certezza, spiegava un rapporto interno alla Ue nel 2022, è che andranno persi 180 milioni di posti di lavoro, cioè praticamente tutti. “Però speriamo di recuperarli”. Speravano? Non è questo il peggio, il peggio è la profonda allergia per ogni sensibilità democratica, è l’attitudine regimesca, il condizionamento psicologico, la legislazione gender, il woke d’importazione americana oggi rottamato da Trump non a caso tenuto in fama di Hitler dai progressisti con la testa rivolta al passato; è la mostra nelle istituzioni europee col Cristo che fa le orge crocifisso a dei neri erculei, è l’oscena passerella per le olimpiadi macroniane. È la propensione a impedire o invalidare le elezioni, a rinserrarsi nella coalizione dei perdenti. È l’abitudine a mentire e mentirsi alimentata dalla corruzione dei media in funzione propagandistica.

Ogni giorno di ogni mese di ogni anno il più caldo e siccitoso di tutti i tempi dalla scomparsa dei dinosauri, mentre ogni maggio sono inondazioni e nubifragi ma passa la bugia che il pianeta è un unico Sahara per colpa dell’uomo bianco. La Ue è la alluvione di disperati pronti a delinquere, le città a ferro e fuoco ma basta chiamarli nuova generazione e dare la colpa al bianco tossico vecchia generazione.

Tra le bugie l’auto elettrica: la hanno imposta, ma il mercato, cioè gli uomini, cioè i cittadini europei, non la ha voluta, era impensabile, lunare, e allora vogliono imporla con la forza, ma chi li quantifica i costi di un abbaglio durato quindici anni? Il mondo cambia ogni giorno, se ne accorge perfino Serra, ma l’Unione che lui vuol salvare a furor di popolo non se ne avvede. Trump ogni giorno lo rivoluziona, lo stravolge, in bene o in male, e la Ue: ah, noi non ci faremo piegare, abbiamo pronto un pacchetto normativo e sanzionatorio che entrerà in vigore entro 25 anni.

Roba manicomiale, però ce ne vuole di più, è inevitabile: siamo alla politica esoterica o misticheggiante. La Ue è nata come camera di compensazione della finanza globale, della grande industria, come si è visto coi vaccini genici, ma prendiamo atto che più nessuno vuole uscirne: non si può, la Ue si lascia solo in una bara, come per il crimine organizzato.

“Ah, la cambiamo dall’interno”. Davvero? Mi ha detto una volta un parlamentare bresciano della Lega in televisione: “Io la Ue la volevo bombardare, poi da dentro ho capito che conveniva”. A te di sicuro, gli ho risposto. E lui è sbiancato, è ammutolito. Il leghista di carne frolla come il rentier Serra e la moglie Giovanna Zucconi che fa l’industriale cosmetica producendo “fragranze biologiche da cui è nato anche un progetto editoriale”. Pagine profumate alla lavanda. Con apostoli così, chi ha bisogno dei barbari?

Sarà contenta Ursula von Der Leyen e sarà contenta la sua attivista Ilaria Salis, ma diremmo che certa gente a questo punto potrebbe accorgersi del grottesco e invece di sognare adunate stellate potrebbe tranquillamente godersi la pensione sull’amaca col drink. Non per altro, ma perché non ha più niente da dire e lo dice in modo imbarazzante. Sarà l’effetto serra, ma l’euroserra dà l’idea di una roba artificiale e soffocante come una cupola geodetica. Comunque pare che “in centinaia” abbiano già aderito all’appello, roba da preoccuparsi, un Giubileo nel Giubileo, affittate subito il Circo Massimo, guest star Ursula Gaga.

Max Del Papa, 1 marzo 2024

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