Scuola

La scuola non cada nel ridicolo

Dopo i casi di aggressione ai docenti fa discutere il provvedimento di sospensione in un istituto di Modena

Damiano Cassanelli-1

È vero: la scuola italiana ha completamente smarrito la propria autorità e abdicato alla propria funzione educativa per fare spazio al buonismo dilagante. Non c’è dubbio. E la crescita esponenziale di efferati episodi di violenza ai danni degli insegnanti ne è la prova inequivocabile. Altrettanto evidente è l’impellente necessità di fornire prontamente risposte adeguate tese a contrastare il verificarsi di ulteriori momenti di brutalità all’interno degli istituti e restituire dignità, prestigio e autorevolezza ai docenti. E anche questo è fuori discussione.

Attenzione però a non perdere il senso della misura. Perché, se è sacrosanto rispondere con fermezza dinanzi alla violenza e all’ineducazione, è allo stesso modo doveroso che le risposte in questione siano sempre proporzionate e ragionevoli. Contrariamente, si potrebbe incorrere nel rischio di scadere nel ridicolo. È questo il caso dell’Ites “Jacopo Barozzi” di Modena, che ha recentemente notificato a un suo studente, Damiano Cassanelli, un provvedimento di sospensione della durata di dodici giorni a seguito di alcune dichiarazioni rese dal giovane alla stampa lo scorso mese di novembre.

In un’intervista rilasciata alla Gazzetta di Modena, Cassanelli, peraltro investito della carica di rappresentante d’istituto, aveva mosso alcune critiche all’indirizzo del proprio liceo, considerate poi diffamatorie dal Consiglio d’Istituto del Barozzi, che ha pertanto deciso di sospendere lo studente frequentante l’ultimo anno dell’indirizzo relazioni internazionali per il marketing. Un provvedimento che adesso preoccupa, e non poco, i genitori del ragazzo, in quanto rischia di ripercuotersi sul buon andamento dell’anno scolastico in corso, e, di conseguenza, sulla stessa ammissione all’esame di Stato.

Ragion per cui, il legale di fiducia della famiglia ha già manifestato l’intenzione dei genitori dello studente di ricorrere al Tar per contestare la decisione della scuola modenese, in quanto, secondo la difesa, al giovane non verrebbe contestata la falsità delle dichiarazioni rese, bensì le critiche in sé, ritenute lesive per l’immagine dell’istituto.

Orbene, a prescindere da quella che sarà la decisione del Tar, e ferma restando la comprensibile volontà del Barozzi di voler tutelare il proprio buon nome e la propria reputazione, permangono comunque dei seri dubbi circa la bontà del provvedimento. Perché un conto è punire l’aggressività di chi compie atti di violenza, siano essi indirizzati a docenti, studenti, personale o edifici scolastici. Cosa ben diversa è invece intervenire, come in questo specifico caso, sulla libertà di espressione di chi, come Cassanelli, ricopre una carica istituzionale studentesca, in virtù della quale dovrebbe aver riconosciuto il diritto di esprimere civilmente e liberamente il proprio eventuale dissenso.

Per cui, va bene comportarsi da autorità e sanzionare con tempestività e decisione gli atteggiamenti violenti, nocivi e irrispettosi, ma pur sempre nel rispetto delle libertà dello studente e del concetto stesso di democrazia, rispetto al quale l’istituzione scolastica in quanto tale non può proprio permettersi il lusso di abdicare.

Salvatore Di Bartolo, 11 febbraio 2024

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