Cronaca

Bufera sull'Esercito

La scure della Difesa: il generale Vannacci destituito per il suo libro

Bufera per il libro su gay e migranti. L’Esercito destituisce l’ufficiale. Lui: “Carriera a rischio per la libertà di espressione”

Roberto Vannacci generale libro

La decisione è arrivata rapidamente: il generale Roberto Vannacci, finito nella bufera per quanto scritto nel suo libro dal titolo “Il Mondo al Contrario”, è stato sollevato dal comando e rimosso da capo dell’Istituto geografico militare di Firenze. Lo Stato Maggiore dell’Esercito lo ha deciso a nemmeno 24 ore di distanza dalla polemica: il comandante di divisione rimarrà a disposizione del comando delle forze operative terrestri e non lascerà per il momento il capoluogo toscano.

A nulla sono servite le giustificazioni arrivate ieri all’Ansa e oggi sui giornali. “Il caos è voluto e non certo da me. È un libro controcorrente, che si schiera contro il pensiero unico e chi vuole presentare una realtà distorta rispetto a quello che viviamo tutti i giorni”, ha spiegato oggi Vannacci al Giornale provando a spiegare le sue posizioni. Sugli ambientalisti: “Metto nel mirino l’ambientalismo ideologico”. Sul razzismo: “Ho rischiato la pelle, assieme ai i miei uomini, per ideali e principi di etnie diverse, se non le vogliamo chiamare razze. È la dimostrazione più evidente che non sono razzista e non ho alcun problema a vivere con persone che non fanno parte della mia etnia. Ma con questo non voglio dire che non esistono etnie, culture, civiltà diverse”. Su Paola Egonu: “È italiana, gareggia e rappresenta sicuramente l’Italia. Quello che dico è che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità come raffigurata da 4mila anni di storia”. I gay: “Dare dall’anormale a un omosessuale lo rende solo quello che è ovvero parte di una minoranza. E far parte di una minoranza non ha un’eccezione negativa”.

Sul caso si erano sollevate le proteste di tutta l’opposizione di governo e le sinistre, unite nel chiederne la destituzione. Ieri l’Esercito aveva preso le distanze, rimarcando come si trattassero di opinioni personali peraltro contenute in una pubblicazione non concordata. Anche il ministro Guido Crosetto aveva definito “farneticazioni” le espressioni utilizzate nel testo dal generale Vannacci, annunciando il provvedimento disciplinare che poi si è rapidamente palestato. “Nessun passo indietro – diceva Vannacci a chi gli chiedeva se temesse per la sua carriera – Se metterò a rischio la carriera l’avrò fatto per una giusta causa, la libertà di espressione”.

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