Cronaca

La supercazzola di Saviano

Invece di chiedere scusa per la gaffe con Michela Murgia sulla parata del 2 giugno, lo scrittore parla di “interpretazione semantica”

Roberto Saviano

Il dubbio è stato forte: condividere il video, per permettere ai lettori di farsi un’idea, oppure ignorarlo per non dare maggiore visibilità al più plateale dei tentativi di arrampicarsi sugli specchi. Alla fine ha vinto il diritto di cronaca, nel senso del piacere dei commensali di provare a capire le ragioni che hanno portato Roberto Saviano a insistere sull’inspiegabile campagna contro il reparto del Combusin, ovvero gli Incursori di Marina, quelli che durante la parata del 2 giugno hanno urlato “Decima” e così facendo hanno provocato l’ira funesta e antifascista di Michela Murgia.

Inutile star qui a riassumere i fatti. Ormai li conoscete. Ma è curioso notare come a Saviano siano serviti 12 lunghi minuti per provare a giustificare la colossale gaffe messa a segno dall’autore di Gomorra e dalla collega scrittrice. Il saluto romano che in realtà era un attenti a sinistra. Il fascismo che non esiste. La Decima Flottiglia Mas di Junio Valerio Borghese che in realtà non s’è mai vista alla parata. E poi Ignazio La Russa, il suo segno di vittoria eccetera eccetera eccetera. Sarebbero bastati due minuti per dire: signori miei, scusate, io e Michela abbiamo preso uno sfondone. Non conoscevamo la simbologia militare, non sapevamo che il grido “Decima” fosse stato fatto pure tutti gli anni precedenti, anche sotto i governi di centrosinistra, quindi il nostro antifascismo militante ci ha portato ad avere le traveggole. Invece niente.

Nel suo filmato pubblicato da Fanpage, Saviano torna alla carica. Parla di “modo furbesco” di far passare “per errore” quella che sarebbe una “interpretazione semantica ben precisa” (cos che cosa?). In sintesi: la Decima Flottiglia Mas della Marina Italiana operativa fino al 1943, quella cui si rifanno oggi i nostri incursori, combatté comunque una guerra fascista, dice Saviano, quindi non è che ci sia molto da lodarli. Poco importa se tutti i reparti del nostro esercito, nessuno escluso, ha “combattuto la guerra voluta dal Fascismo” fino all’8 settembre. Che facciamo: damnatio memoriae? Poco importa anche se una parte, la Mariassalto dopo l’8 settembre si schierò con gli alleati: per Roberto il nome della Decima sarebbe “compromesso”.

Ma perché scoprirlo solo oggi se ogni anno, allo stesso modo, gli incursori lo hanno gridato allo stesso modo? Risponde Saviano: il gesto di La Russa “svela” e “disambigua” delle “contraddizioni simboliche e culturali in seno alle forze armate”. Già, ma quali? Per lo scrittore è la storia politica delle istituzioni, oggi, a creare il cortocircuito perché “arrivano da quel mondo” di destra. Cita La Russa, ovviamente. Ma anche Guido Crosetto, dimenticando – o omettendo appositamente – che il ministro della Difesa nasce democristiano e nulla c’azzecca col Msi e con An. In realtà, ma questo Saviano non lo ammetterà mai, nessuno sa con esattezza a chi o a cosa fosse rivolto il gesto di La Russa. Nello stesso momento Sergio Mattarella si mette una mano sul cuore: cosa “svela”, invece, questo gesto? Nulla? La verità è che il fascismo in questo caso sta tutto negli occhi di chi guarda, col prosciutto antifa come filtro, le immagini di quella innocua parata.

Franco Lodige, 7 giugno 2023

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