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La verità dell’Ue sta in Rutte

Così parrebbe, nell’ora in cui scriviamo (le 15) che un pessimo compromesso sia stato raggiunto. Non ci sorprende, dacché esiste la Ue, e prima la Cee, vanno avanti a forza di compromessi al ribasso, che spostano le questioni senza affrontarle. La colpa, secondo gli zeloti adepti del culto europeistico, non starebbe nell’Ue stessa ma in qualche cattivo, non abbastanza folgorato dal sacro verbo: negli anni Ottanta era la Thatcher, poi sempre gli inglesi, qualche volta Berlusconi, naturalmente Orban.

È ora la volta di Mark Rutte, l’uomo nero che i mullah europeisti vorrebbero lapidare, e nello stesso tempo anche il vincitore di questa partita, se si concluderà come prevista, con una debacle imbarazzante di Conte, costretto a cedere di fronte a una netta decurtazione del Recovery fund e persino al cosiddetto freno di emergenza.

Certo il danno all’Italia sarà enorme. Ma questo non ci deve spingere al dalli all’olandese, come il povero GEC (Giornalista Europeista Collettivo) che, dopo aver esaltato per anni i Rutte e i socialisti svedesi e danesi come “argine contro i sovranisti” e persino la “figlia di due madri”, la premier finlandese, è costretto ora con espressione ebete ad ammettere che più sovranisti di loro non c’è nessuno.

E infatti cantiamo un grande elogio a Rutte.

1. La prima ragione è che, certo pro domo sua, ha dimostrato che la Ue non esiste. Non è cioè un’unione, ma un intreccio inestricabile di trattati e contratti tra Stati, che un solo paese, la Germania, e un altro ma in posizione subalterna, la Francia, sono riusciti talmente bene a sfruttare da acquisire una posizione nettamente egemone sugli altri. Ebbene, Rutte ha sfidato quest’egemonia, e da ruota di scorta della Germania come è sempre stata, l’Olanda ha acquisito uno status decisionale ben superiore alle sue dimensioni (anche se restiamo convinti che dietro Rutte vi fosse comunque la diabolica cancelliera).

L’emersione dei piccoli non è tuttavia una novità anzi è una modalità normale negli imperi in declino, come avvenne negli ultimi anni di quello asburgico e di quello ottomano, il cui sfaldamento fu una delle cause della Prima guerra mondiale. E niente ricorda più un impero in disfacimento quanto l’Unione europea.

2. La seconda ragione per cui dobbiamo elogiare il premier olandese è che, sempre pro domo sua, ha urlato “il Re è nudo”, ha smascherato l’ipocrisia della Ue. Come tutte le imprese ad alto tasso ideologico (e quella europeista è una ideologia diretta erede dell’Illuminismo, del socialismo e del comunismo) anche la Ue si fonda sulla ipocrisia. Gli ideologi vogliono costruire il mondo nuovo, quindi forzano quello esistente e per farlo devono nascondere, e raccontare una realtà diversa da quella che è. Una Unione fortemente ideologica era ad esempio l’Urss, a cui la Ue tende sempre più ad assomigliare: lì vigeva l’ipocrisia delle repubbliche sorelle mentre tutti sapevano che il bastone del comando l’aveva Mosca. Anche qui, tutti fratelli uguali, ma Germania e Francia più eguali degli altri.

La Ue afferma di essere un’unione che ha superato le nazioni, e invece Rutte ha mostrato essere solo un insieme di nazioni, in lotta per affermare la loro supremazia, o il loro interesse, sulle altre. Stamane, a chi gli chiedeva conto del suo comportamento, Rutte diceva “siamo qui per prenderci cura dei nostri paesi”. Che è l’affermazione più sovranista e quindi più democratica, che possa esserci; Rutte è stato eletto dagli olandesi, non dagli italiani e dagli spagnoli, assurdo chiedergli di rappresentate questi.

Sono state piuttosto le élite politiche, intellettuali, economiche italiane che per decenni sono andate a Bruxelles a prendersi cura … dei paesi degli altri, la Germania soprattutto ma anche la Francia. E hanno poco da irritarsi ora se qualcuno non vuole essere cameriere come sono stati e sono tutt’ora loro.

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