Cronaca

La verità sul caso Ramy: è legittimo anche speronare

La perizia scagiona il militare alla guida della gazzella. Non l’hanno fatto, ma carabinieri avrebbero potuto far cadere i fuggitivi. Anche con esiti letali

corvetto ramy 3

La perizia nel procedimento sul caso Ramy, che – secondo quanto riferisce la stampa – ha escluso un impatto tra il fuggitivo e l’auto dei carabinieri, è stata accolta come una notizia positiva per gli operanti coinvolti e ne sono sinceramente contento.
Tuttavia, questa narrazione rischia di trasmettere un messaggio fuorviante: l’idea che, in ogni caso, i militari non avrebbero potuto speronare o fermare il veicolo in fuga con modalità più incisive.

Questo non corrisponde alla realtà giuridica. La Cassazione ha chiarito che, quando la fuga di un soggetto rappresenta un pericolo concreto e attuale per la sicurezza pubblica, le forze dell’ordine hanno non solo la facoltà, ma anche il dovere di intervenire con tutti i mezzi necessari.

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Quindi, i carabinieri avrebbero agito correttamente anche se avessero urtato e fatto cadere i fuggitivi. Anche con esiti letali.

Ciò non significa promuovere l’uso indiscriminato della forza, ma riconoscere che la tutela della collettività viene prima della libertà di chi sceglie di sottrarsi alla legge in modo pericoloso.

La vera questione, quindi, non è stabilire se i carabinieri abbiano o meno urtato il fuggitivo, ma piuttosto ricordare che le forze dell’ordine devono poter operare in un quadro normativo chiaro, che riconosca il loro ruolo di garanti della sicurezza pubblica e che fornisca loro strumenti adeguati per affrontare situazioni critiche.

Giorgio Carta, 13 marzo 2025

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