Dopo tutto quello che ha fatto nei suoi incarichi tedeschi e comunitari, Ursula von der Leyen non sarebbe stata rieletta sindaco in un piccolo centro di 2 mila anime del Brandeburgo. Ma l’Europa è lontana e quindi fatalmente fuori controllo.
In questa prospettiva è chiaro perché le classi politiche europee e i loro complici vogliono tanto rafforzare l’Unione e dirigersi verso gli Stati Uniti d’Europa.
C’è una logica – anche se aberrante – nel mondo folle in cui siamo piombati.
Carlo Lottieri, 12 aprile 2025
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La partita di Ursula sui dazi
Nella giornata del 10 aprile 2025, l’Unione Europea ha deciso di sospendere per 90 giorni le proprie contromisure in risposta alle tariffe imposte dagli Stati Uniti. Questa decisione segue l’annuncio da parte di Donald Trump di mettere in pausa i cosiddetti “dazi reciproci”. Con questa mossa, entrambe le parti si sono ufficialmente aperte a una nuova fase di negoziati per evitare ulteriori escalation economiche. “Vogliamo dare una possibilità ai negoziati”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea.
L’approccio europeo: cautela e fermezza
Mentre sospende i dazi, Bruxelles ha espresso chiaramente che questa non è una resa. La Commissione, supportata da un mandato dei 27 Stati membri, ha ribadito che tutte le opzioni rimangono percorribili se i colloqui non producessero risultati soddisfacenti. Da Washington ci si aspettano segnali concreti, magari riconsiderando la proposta UE di “zero dazi per zero” sui beni industriali. Intanto, i dazi americani su acciaio, alluminio e altri settori rimangono ancora in vigore.
Von der Leyen: “Pronti a misure sulle Big Tech”
In caso di fallimento dei colloqui, l’Europa è determinata a proteggere i propri interessi, anche mirando alle grandi aziende tecnologiche statunitensi. La presidente von der Leyen ha parlato dell’opzione di introdurre una tassa sui ricavi pubblicitari digitali, colpendo nomi come Meta, Google e X. Uno strumento chiave potrebbe essere il “bazooka” anti-coercizione europeo, pronto per interventi sui servizi digitali, ma mai utilizzato finora.
Una bilancia commerciale squilibrata
Uno degli elementi centrali delle discussioni riguarda l’evidente disparità commerciale tra i due blocchi. Se l’Ue ha registrato nel 2023 un surplus di 157 miliardi di euro negli scambi di beni con gli Stati Uniti, il quadro si inverte nei servizi, dove si osserva un deficit europeo di 109 miliardi di euro. “L’80% dei servizi proviene dagli Stati Uniti”, ha sottolineato von der Leyen, evidenziando la necessità di un accordo “equilibrato” per entrambe le parti.
Un segnale per distensioni globali
Questa pausa commerciale non si limita agli USA. In parallelo, Bruxelles sta lavorando per rafforzare la propria rete globale. Recentemente, von der Leyen ha avviato discussioni con il presidente degli Emirati Arabi Uniti per un accordo commerciale sulle rinnovabili. Inoltre, è in preparazione il summit Ue-Cina, previsto per l’estate, per migliorare i rapporti con Pechino nonostante i crescenti dazi statunitensi contro il gigante asiatico.
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Il collegio dei commissari europei formalizzerà nei prossimi giorni la sospensione delle tariffe, lasciando spazio a consultazioni interne e approfondimenti con le industrie europee. I ministri europei hanno già espresso la necessità di risposte calibrate per salvaguardare la competitività del mercato unico senza aggravare una situazione economica delicata.
Un tavolo aperto ma fragile
A oggi, non è ancora previsto un incontro diretto tra rappresentanti commerciali UE e americani. Mentre Giorgia Meloni, premier italiana, si dirigerà presto a Washington, ogni decisione chiave sulla strategia commerciale rimane affidata alla Commissione. Nel frattempo, l’Europa spera che questa pausa possa trasformarsi in un primo passo verso una distensione duratura.