Rassegna Stampa del Cameo

L’attacco in Siria e la stampa occidentale di regime

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L’altra sera, dopo cena, le mie nipotine più grandi (14 e 12 anni), separatamente, vuoi per l’età, vuoi per il mestiere che faccio, mi hanno detto “Nonno, è scoppiata la guerra, c’è pericolo?”. Come ovvio, la risposta è stata immediata: no, assolutamente no. È stata una risposta sincera la mia, perché sono convinto che non ci sarà nessuna guerra, non perché le leadership occidentali più sguaiate (leggi il bonapartista Emmanuel Macron) non la vorrebbero fare, ma perché i cittadini (élite salottiere e redazionali escluse) non la vogliono.

Oltretutto oggi noi europei, imbolsiti come siamo, la guerra non sapremmo neppure farla. Peggio, non siamo neppure più in grado di bombardare. E, aspetto curioso, sono scomparsi i pacifisti e i loro cortei multiculturali e multicolori. Lo confesso, la loro scomparsa mi ha sconvolto, non ci posso credere che si siano trasformati in guerrafondai silenti.

Per giorni tutta la comunicazione occidentale si è basata sull’uso dei gas, lunghe filippiche contro l’uso di queste armi oscene. Tutte condivisibili: chi può mai non essere contro i gas? Il giochino cade nel passaggio successivo: chi li ha propalati? La risposta di costoro è immediata: il macellaio Bashar al Assad. Emmanuel Macron dice di avere le prove ma di non poterle produrre perché soggette a segreto di Stato (traduzione: non le ha). Altrettanto fa Donald Trump: lui se le avesse avute le avrebbe già trasformate in un festival dei tweet. Theresa May, bruciata dal caso Skripal, usa la solita locuzione “altamente probabile”, Paolo Gentiloni la segue come un cagnolino. Altamente probabile non significa nulla, un leader vero o tira fuori le prove, oppure tace.

Ovviamente, i nostri media di regime, o non riportano, o nascondono in zone improbabili del giornale, la posizione della Russia che sostiene di aver trovato proprio a Duma un laboratorio chimico e pure un deposito di sostanze chimiche bandite e un contenitore di cloro “simile a quello usato dai miliziani per inscenare il falso attacco delle forze armate di Assad” (le virgolette sono russe). Vero? Falso? Un giornalista serio registra e non commenta. Se invece sposa acriticamente una posizione ridicola come quelle dei tre Big ha alte probabilità di farsi assumere dal Nyt o dal Washington Post e prendere il Pulitzer. Che tristezza vedere come sono ridotti i grandi media liberal anglosassoni verso i quali un tempi ebbi una totale venerazione giornalistica e culturale

Su questa vicenda la stampa occidentale è stata oscena, non ha assunto l’unica posizione che noi liberali nature possiamo accettare. È criminale iniziare una guerra (seppur da operetta e seppur durata tre ore tre) senza avere uno straccio di prova, senza l’autorizzazione dell’Onu, senza dichiararla. Le uniche parole chiare le ho trovate su alcuni giornali e media elvetici.

Per riassumere, in un caso come questo il primo atto era scoprire se l’attacco con i gas era avvenuto o meno. È ciò che ha fatto uno dei più celebri corrispondenti di guerra, l’inglese Robert Fisk (The Indipendent), volato nella “devastata e maleodorante clinica dove sono stati girati i filmati che hanno innescato la Guerra tutti contro uno”. Ha parlato con il medico siriano locale (Assim Rahaybani) che ha prestato i primi soccorsi ai “presunti gasati”. Secondo lui non si è trattato di un gas tossico ma di mancanza di ossigeno nelle gallerie e nelle cantine piene di spazzatura e dove i cittadini si erano nascosti anche per una tempesta di sabbia. Vero? Falso? Non lo so.

Riccardo Ruggeri, 20 aprile 2018