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Le 7 domande a Speranza che nessuno gli fa

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Aver riconfermato Roberto Speranza al ministero della Salute è stato da parte di Mario Draghi un grosso errore. E per noi l’unica speranza, scusate il gioco di parole, è che il premier se ne accorga il prima possibile e ne tragga le conseguenze. Sia ben chiaro, nel dire questo, mettiamo da parte le pregiudiziali ideologiche, che pure ci sono e sono forti e spiegano anche molte scelte del ministro. Ragioniamo solo invece in livelli di performance, come dicono i manager.

Se oggi l’Italia è uno dei paesi col più alto indice di mortalità, a fronte dei lockdown più rigidi, la responsabilità va equamente distribuita fra l’ex commissario Domenico Arcuri, l’ex capo della protezione civile Angelo Borrelli e appunto il ministro Speranza. Non poteva esserci perciò vera discontinuità senza eliminare anche la terza ruota del carro di una così disastrosa gestione. Una gestione che ha coperto la sua inefficienza anche con quelle che appaiono menzogne, almeno finché non vengano chiarite davanti all’opinione pubblica. Cosa che il ministro si è guardato dal fare, schivando sempre le critiche rivoltegli. Proviamo ad elencare tutte le domande che esigerebbero una risposta e che invece finora hanno avuto solo spallucce da parte del ministro:

1. Speranza dovrebbe chiarire se era a conoscenza della richiesta che, stando alle chat intercettate di Ranieri Guerra (ora indagato) con Silvio Busaferro, sarebbe partita dal suo capo di gabinetto, di insabbiare il dossier dell’OMS che evidenziava il fallimento gestionale della pandemia. Sia che lo fosse sia che non lo fosse, la cosa è molto grave ed esigerebbe una responsabile presa di posizione da parte di chi ricopre un ruolo diventato oggi così importante.

2. Perché, davanti alla platea dei clowneschi “Stati generali” convocati da Giuseppe Conte, ha celebrato l’accordo con AstraZeneca non essendosi minimamente preoccupato, coi suoi omologhi europei, di verificare come erano stati impostati i contratti? E perché nel suo libro vantava di aver lavorato a un contratto per i vaccini che invece, all’epoca, non era neppure stato negoziato da Bruxelles, il cui aiuto fu invocato da lui e altri colleghi stranieri?

3. Perché, pur manifestando acritica adesione alle tesi degli scienziati quando gli conveniva, non gli ha più considerati quando hanno previsto una “seconda ondata” in autunno? E così, invece di lavorare ad apprestare terapie domiciliari, posti letto per terapie intensive, tamponi di massa, messa in sicurezza di scuola e trasporti, ha passato l’estate a preparare un libro tanto autocelebrativo quanto imbarazzante.

4. Perché continua ad aere come consulente quel Walter Ricciardi che si era profuso in lodi e ringraziamenti alla Cina per la “generosità” manifestata nei nostri confronti “donandoci” (ma poi si è scoperto che di 2dono” non trattavasi) mascherine e respiratori che si sono poi rivelati farlocchi e inadatti? Ed è normale questo vassallaggio presso un paese, la Cina appunto, che è un competitor strategico di quella Alleanza Atlantica che il nuovo presidente del consiglio ha detto di voler tenere come riferimento forte e senza sbandamenti nel campo della politica estera.

5. Perché Speranza non ha fatto aggiornare il piano pandemico, fermo al 2006? E perché ha detto che il vecchio piano pandemico non è stato messo in atto perché adatto al più per fronteggiare un’influenza, mentre esperti di peso hanno assicurato che esso avrebbe comunque salvato vite umane?

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