Le cattive compagnie delle Sardine

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Ci son di quei giovani fenomeni che fingono di sacrificarsi loro per salvare l’umanità, invece sacrificano l’umanità per salvarsi loro. Della truffa globale di Greta, finita a registrare il suo nome e il brand “fridays for future” si è detto, della fuffa locale, alla puttanesca, delle sardine diciamo adesso. Non si era mai visto un movimento antisistema così dentro al sistema, così incistato nel potere: sorgono ad uso e consumo del governo per attaccare l’opposizione, l’unico programma è far fuori il nemico, spremono odio nel nome dell’amore, sono fondamentalmente inclini al filopalestinismo radicale, si dicono spontanei ma hanno dietro partiti, demiurghi, burattinai.

Quel vecchio arnese di Soros, pronto a finanziare di tutto, dalle Ong agli amici del giaguaro di mezzo mondo! Dopo aver incassato l’edorsement, e forse non solo quello, del vecchio Padrino, le sardine avanzano nella penultima mossa: una campagna promozionale con Benetton e l’evitabile fotografo militante Oliviero Toscani. Sardine felpate, con indosso i maglioncini (made in China, smerciati nel globo). Sardine autostradali senza rimorsi. Sardine che si offrono in maniera invereconda “al presidente Conte” e affittano Repubblica, che le affitta, per farlo sapere. Sardine piddine senza se e senza ma. E lo è, il penultimo passo perché quello definitivo – si accettano scommesse – sarà identico a quello di Greta: registrazione del nome, del marchio (design by Toscani), Fondazione ad hoc e pioggia dorata di dobloni che arrivano da tutte le parti. Questa sarebbe la gioventù santamente ribelle, consapevole, proiettata al futuro, determinata a preservare la specie: sì, quella loro, di opportunisti genetici che si riproducono una generazione dopo l’altra.

Intendiamoci: anche per questi vale la legge di Wanna Marchi, se c’è chi ci casca, tanto peggio per lui. E infatti ci cascano, a milioni o almeno a migliaia, sul demenziale luogo comune: ma almeno fanno discutere, almeno fanno prendere atto di un problema. A questa stregua, bisognerebbe ringraziare il pirata stradale perché fa prendere atto degli omicidi incidentali, lo stupratore seriale perché evidenzia la violenza sulle donne, lo stragista perché costringe a fare i conti con lo scontro di civiltà. Il fatto è che un messaggio vale per la sua fondatezza, per la sua coerenza e per il grado di conoscenza che lo presuppongono: di Greta si è sempre vantato, incredibilmente, il disagio psicologico e il fatto che se ne impipasse dei riscontri scientifici pur esaltando a parole la scienza; credibile in quanto esistente, come avviene per i feticci.

Delle sardine si è sempre sorvolata la pochezza ideologica, l’ipocrisia mediatica, riscattate, secondo i tifosi, dal semplice fatto che risvegliavano la sinistra comatosa. Anche di Liliana Segre, quintessenza del santino in processione, si trascura di verificare i risultati, preferendo esaltarne il ruolo di sopravvissuta: “almeno se ne parla, almeno ci si interroga sull’antisemitismo”. Davvero? C’è un libro appena uscito di Giulio Meotti, L’Europa senza ebrei, che traccia la controprova e i fatti sono agghiaccianti, la sovraesposizione dei santini retorici non salva l’Europa e l’Italia da un antisemitismo sempre più feroce, con gli ebrei indotti a mascherarsi, a confondersi, a nascondersi, a riprendere appena possibile la loro diaspora verso Israele.

Perché l’Europa, sempre più condizionata dall’Islam radicale, non sa e non vuole difenderli, perché i singoli stati hanno reagito tardi e adesso il vaso di Pandora dell’odio non lo richiude più nessuno, perché l’Unione Europea si è voltata dall’altra parte e non ha mai nascosto i suoi pregiudizi antisionisti, antisraeliani e, in definitiva, antisemiti. Anche le ineffabili sardine hanno tradito, nel loro infimo, la stessa contraddizione: dietro la foglia di fico della Segre hanno velato una propensione per certi personaggi che Israele la vogliono cancellare dal mappamondo; e l’antirazzismo tanto sbandierato, più in generale, si è risolto in una miserabile speculazione interna utile a rilanciare l’immagine razzista di Salvini e della destra quanto a rimuovere l’antisemitismo storico di una sinistra che anche su questo pratica il gioco delle tre carte.

A chi servono le Greta, le Sardine? Servono a loro stesse a nessun altro. Ci fu negli anni ’70 una pubblicità della Vespa che irrideva le “sardomobili”, sempre lì, asfittiche, inchiodate nel traffico. E invece le sardomobili del nuovo secolo filano perennemente in scia al potere, nel parassitismo del potere, sospinte dal carburante dei suggestionabili, dei lunatici, dei fanatici.

Sardine antisistema per Conte e Soros, Benetton e Toscani, Atlantia e Bibbiano. Sardine a marchio registrato: curioso modo di salvare il mondo, di affrancarlo dal capitalismo redditiero che funziona con i diritti d’immagine e le royalties. Aveva capito tutto Frank Zappa quando diceva che “la politica è il ramo spettacolare dell’industria”.

Max Del Papa, 3 febbraio 2020

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