Politica

Le femministe sbroccano. Gli abusi islamici? Colpa del governo

Discutere con un comunista, ma un comunista vero, di quelli fuori dalla storia (ci sono nati, non se ne sono mai accorti, scambiano il passato remoto col futuro utopistico, cioè sono degli alienati) è impossibile, però non perché il compagno sia sofistico, raffinato: è se mai un matto del manicomio, volentieri in malafede, ma fondamentalmente squilibrato. E se ci perdi tempo ti ritrovi in un vortice di demenza che Biden al confronto è Cartesio, i compagni ti risucchiato nelle loro formule programmatiche che traducono spirali psicopatiche. Il loro mondo alla rovescia è spaventoso perché privo di logica e come tale incline ai peggiori disastri. Il comunismo è la storia, lastricata di morti, di una eterna rimozione forzata che si sublima in sempre nuove sciagure, oggi già a partire dal lemma, stravolto, deprivato di ogni significato e perfino della forma, fare gli scarabocchi, gli asterischi per non saper che dire, che volere, dove andare, che fare, verso chi, contro chi, come quelle di “Non una di meno” che sono “carich3 di rabbia”, e come mai? Eh, perché a Capodanno al Duomo ci sono stati stupri e molestie alle donn3, col 3 inclusivo.

Per i maranza senz’altro, quelli circondano e includono, anzi si includono, penetrano secondo la taharrush gamea che sarebbe tu sei nostra e ti prendiamo, ti includiamo. Quindi le violenze ci sono state: toc toc, qualcun3 bussi a palazzo Marino per informare Sala. Ma le “Non una”, da perfette compagne di follia, contorcono la realtà come un verme illogico: la colpa non è dei maranza eccetera, è delle zone rosse. “Avete inaugurato zone rosse liberticide. Avete soffiato sul fuoco della paura dell’allarmismo, della desolidarizzazione. Avete annullato tutti gli eventi pubblici e culturali di socialità. Continuate a strumentalizzare la violenza di genere a fini razzisti, utilizzando impropriamente la parola ‘straniero’ solo per far credere che le violenze e le molestie siano una prerogativa di chi ha origini non italiane e non di una cultura patriarcale diffusa in tutto il mondo”.

Impossibile obiettare, ragionare, perfino ironizzare siamo sulla luna, oltre la luna. Le patetiche zone rosse non sono esistite e di certo non hanno fermato i maranza islamici i quali procedono nei loro rituali di conquista, ma la responsabilità sarebbe di un imprecisato nemico che ha vietato gli ancor più vaghi spazi di socialità. Quale, è arduo capire ma preoccupante immaginare. La fuga dalla realtà in ogni suo barlume non può che alimentarsi nella fuliggine delle soluzioni false ma dirigiste, “Forse é ora di cambiare strategia: Finanziare i centri antiviolenza. Investire su percorsi di educazione sessuale e prevenzione della violenza nelle scuole e nei luoghi di aggregazione giovanile. Riempire le piazze e le strade di musica, cultura, socialità, persone. Combattere insieme la xenofobia e il razzismo perché la logica del capro espiatorio non ci appartiene”. Cioè: buttate soldi per farci far casino nei centri sociali con delle belle feste in cui si canta e si salta. Che è precisamente quanto accaduto nel Capodanno milanese dove a saltare erano i maranza addosso alle donn3.

Senonché “la logica del capro espiatorio non ci appartiene”. A dire: perfino noi sappiamo come è andata, di chi è la colpa e perché, ma non lo possiamo dire e ci rifugiamo nel clinch degli slogan, del linguaggio tossico in tutti i sensi, della rimozione forzata che è il viatico per la schizofrenia. “Ma la verità é che non ne avete interesse. Perché la violenza contro le donne a voi fa comodo per gli interessi economici e politici degli speculatori urbani e degli avvoltoi in parlamento”. Piove governo ladro, non se ne può più signor presidente, se io cambio e voi cambiate tutto il mondo può cambiare, trallarallallà. Possibilmente in girotondo.
Queste Non una di meno sono così poco attrezzate per la realtà che si ritrovano sempre nei casini e sempre gli stessi, chissà com’è. Altro giro, altro regalo di psicopatologia formato social: “Questo post vuole essere le denuncia di uno stupro subito da una di noi, da parte di un ‘compagno’ che oltre ad essere un
‘amico fidato’, si e sempre dichiarato ‘alleato’ attraversando i nostri spazi pubblici. Un uomo che ha tradito la fiducia accordatagli abusando di una
nostra sorella in un momento di fragilità”, eccetera. Eccone un’altra.

Negli “spazi” evidentemente tira una brutta aria, ogni due tre succede uno stupro, parola che le Non una pronunciano, ripetono quasi con voluttà brutale.
Ma poi, scusate, fermi anzi ferm* un* attim*: ma che è tutto sto catalogare, definire, maschi, femmine, stupri, ma non erano carich3 di rabbia? Non erano stati aboliti i generi? “Sorelle, guardiamoci sempre le spalle a vicenda (sic!), perche un uomo che si dichiara “alleato”‘ non e garanzia di rispetto e sicurezza”. Ma va’? Svegliarsi ogni tanto, no, eh? Ammettere che dietro un compagno fidato si nasconde un predatore e magari denunciarlo, alle volte? “Non entreremo nello specifico della vicenda perche non riteniamo di dover dare dettagli per essere credute: per noi “sorella io ti credo” vale nel momento in cui una donna dice di essere stata stuprata!”. Sì, certo, e poi conviene, “fermo restando che non abbiamo bisogno di tribunali che sanciscano se il fatto sussiste o meno, soprattuto in un sistema che troppo spesso non solo non riconosce le violenze, ma anzi vede la donna rivitimizzata e messa sotto accusa. Come movimento transfemminista siamo al fianco di nostra sorella” eccetera, nel cortocircuito del significante che avvolge il significato e ammanta il delirio di paraculaggine o familistico amorale, nel primitivo di stampo utilitaristico: nella baraonda sociale e mentale dei nostri “spazi” i compagni maschi violentano le compagne femmine forse improvvide o pentite, ma non possiamo dirlo e allora “Lo stupratore e (sic) il figlio sano del patriarcato. Compagni in piazza, fascisti a casa!”.

Ma è proprio questo il problema: i compagni in piazza poi vi stuprano, esattamente come i maranza. “Non in nostro nome!”. Si, beh, neanche nel nostro però.

Max Del Papa, 19 gennaio 2025

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