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Le peggiori gretinate del venerdì ecologista

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Poche idee e tanti slogan qualunquisti e volgari: il commento del day after lo sciopero del clima a firma di Max Del Papa, giornalista e saggista

Greta è un fall out. Chiamasi fall out la ricaduta radiattiva dopo una esplosione nucleare. Greta è peggio, è più dannosa non solo perché i cari emuli al venerdì grasso di sciopero, s’ammassano là dove se magna, sciamano, la bocca piena di pizza, seminando cartacce e bottigliette a caso come tanti Pollicini sbronzi, e abbiamo detto sbronzi; non solo per i cartelli “più bocchini meno Salvini”, che con il salvataggio del pianeta c’entrano poco ma con la propaganda ombelicale di sinistra anche troppo; non solo per i pifferi, le stamburate e i cori Bella Ciao, che ormai è diventato l’inno transnazionale dei mocciosi di tutto il mondo, unitevi nel segno della treccina in resta. Sotto le gonne del conformismo, della militanza, della cialtronaggine – “che ci importa dell’appello di 500 scienziati che negano il catastrofismo climatico? Vorranno mica saperne più di Greta?” – covano ben altri fall out.

La disperazione di tanti insegnanti, per esempio, che non avendo versato il cervello all’ammasso del partito ecodemente, si ritrovano scavalcati a sinistra da un’isteria forsennata: colleghi che danno il 10 politico agli attivisti più scalmanati e boicottano i refrattari, e praticamente li obbligano ai venerdì in sostegno del pianeta ma anzitutto del week end lungo; i pochi responsabili non nascondono lo sconcerto per un ministro all’Istruzione che sembra uscito dai Monty Python, una insegnante, della quale rispettiamo la privacy, sul suo profilo Facebook protetto, si dispera: “Ma perché i miei alunni oggi hanno potuto fare assenza di massa senza bisogno di giustificare (l’illuminato ministro dixit) mentre io giustificata non ero e son dovuta andare inutilmente a scuola, sprecando litri di benzina e dunque inquinando?”. Proprio così: studenti in fregola “per il pianeta”, zum pa pa, in libera uscita, docenti chiusi nelle aule vuote: tu chiamale, se vuoi, grillate. Altri non si capacitano delle baggianate retoriche, della “isteria adolescenziale” che sono costretti ad avallare per non avere rogne: quanto rovina una sensibilità davvero ecologica, che proprio a scuola andrebbe trasmessa, un approccio così scriteriato? Troppo, se è vero, come è vero, che al termine dello sciamare per il pianeta, concluso ovunque nelle catene multinazionali del fast food, restano da rimuovere tonnellate di merda prodotte dai piccoli gendarmi della CO2.

Siccome poi nella cultura liquida del tutto facile – manifestiamo per la scienza, ma non la vogliamo tra i piedi, risolve tutto Greta – lo slogan è tutto, ai venerdì per la pizza si potevano leggere o ascoltare formule di questo tenore: “Distruggi la mia fica non la mia terra”; “Chiava me, non il pianeta”; “La terra è più hot della mia fica”; “il clima è più caldo della troia di tua moglie”. Sbraitati da ragazzine di 15 anni, a tutte le latitudini, ovviamente occidentali e all’insegna dell’ecofemminismo contro il potere fallocratico patriarcale. Ma il più leale è stato quel ragazzino che sfoggiava il seguente cartello: “Greta mi sta sul cazzo ma avevo 2 ore di matematica”. Santo subito!

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