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Focus casa e ambiente - Seconda parte

L’edilizia sposa l’economia circolare: vincono la salute e il Pianeta

L’edilizia è un fattore fondamentale per la lotta al clima: si stima che gli edifici e le costruzioni siano responsabili di circa il 38% delle emissioni di CO2 su scala mondiale. Per vincere la sfida ambientale non è però sufficiente ristrutturare l’esistente rendendolo più efficiente, per esempio con lo strumento del Superbonus 110%, ma è fondamentale costruire con un nuovo approccio. “La sostenibilità deve trovare allinterno degli aggregati urbani tutti gli elementi che possono concorrere, integrandosi, a una concezione di sostenibilità reale e concreta; la sfida parte dalle città in un’ottica di economia circolare” spiega Dino Passeri,  direttore generale di Distretti Ecologici, società specializzata nell’Efficientamento energetico  nella Bioedilizia che ci affianca nella realizzazione di questo focus, il cui filo rosso sono gli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.Città, quartieri e luoghi pubblici ben progettati, ma anche alloggi di alta qualità – prosegue l’imprenditore –  possono contribuire a creare comunità nelle quali esigenze ambientali, economiche e sociali coesisteranno in modo armonioso”.

Nuove case per una vita più salubre

Tra i 17 obiettivi previsti dall’Agenda, di particolare importanza è il Goal,  che si propone di garantire una vita sana all’umanità, che trascorre più del 90% del proprio tempo allinterno degli edifici, dove linquinamento indoor è responsabile del 2,7% del carico globale di malattie nel mondo. Senza contare che in molti Paesi europei una grande quantità di famiglie ha problemi di umidità nelle abitazioni, con un conseguente aumento del 50% del rischio di complicazioni respiratorie e asma. Un errato sviluppo dellambiente costruito può avere molte conseguenze negative: dall’inquinamento atmosferico urbano a quello dell’aria indoor, da quello acustico fino alla contaminazione del suolo e dellacqua. “Queste minacce possono essere evitate, perseguendo metodi di costruzione che mettano le persone al primo posto, proteggendole dai danni che possono verificarsi durante il ciclo vita degli edifici e del costruito”, assicura il direttore generale di Distretti Ecologici, che ha fatto suo il concetto di Transizione concentrando tutte le competenze necessarie per la nuova edilizia green. Il gruppo, con oltre 20 milioni di capitalizzazione e 250 milioni di lavori in corso d’opera, è presente in tutta Italia ed è certificato Certificato Cribis & Dun&Bradstreet di Prime Company – massima affidabilità commerciale, è infatti attivo nelle energie rinnovabili (impianti fotovoltaici, di cogenerazione e di cogenerazione a Biomassa), nell’efficientamento degli immobili di qualsiasi natura (compresi gli stadi), nella riqualificazione territoriale anche tramite il Pnrr,  nella domotica, nella salubrità indoor e, ovviamente, nella bio-edilizia. A cui si aggiungono appunto i cantieri del Superbonus 110%, dove Distretti Ecologici – spiega Passeri – non ha problemi perché “ha industrializzato un processo operativo, ha creato un network di partner strategici per avere la certezza di forniture garantite e ha costituito una rete di partner finanziari così da avere plafond sostanzialmente illimitati per la cessione dei crediti”. Questo non sarà tuttavia sufficiente, prosegue l’imprenditore: “Abbiamo bisogno di più tempo e incentivi continuativi che agevolino e accompagnino il privato e il pubblico verso l’efficientamento e il green. Il tempo per raggiungere risultati sostanziali nella transizione è poco, come poco è il tempo per portare risultati sostanziali verso l’obiettivo comune delle zero emissioni per la lotta al cambiamento climatico.”

 

Il tesoro dell’acqua e dell’energia pulita

Il Goal 6 dell’Agenda 2030 fissa invece lattenzione su acqua pulita e servizi igienico sanitari”. Fondamentale infatti è pensare un uso efficiente e responsabile della risorsa idrica, il cui consumo nel XX secolo è aumentato di sei volte, il doppio rispetto al tasso di crescita della popolazione. Certo, malgrado un’estate torrida e la siccità che sta mettendo a dura prova le colture del nostro Paese, in Italia non ci sono sostanziali problemi di accesso all’acqua potabile, ma in altre zone del mondo vige già il razionamento. E questo equivale a ridurre la quantità del servizio igienico-sanitario degli edifici e quindi la loro salubrità. E’ quindi strategico muoversi in anticipo rendendo i nostri edifici resilienti alla carenza di acqua potabile, causati spesso da problematiche legate alle reti idriche, garantendo alcuni servizi anche dal recupero di acque reflue, promuovendo lefficienza idrica e riducendo gli sprechi e rendendo gli edifici più autonomi possibile. C’è poi il capitolo dell’energia, una sfida centrale se si considera che il settore delle costruzioni e l’uso degli edifici è responsabile del 40% dei consumi totali in Europa e la produzione industriale (cemento, acciaio, materie plastiche) di oltre il 31% di tutte le emissioni di gas serra emesso a livello mondiale. Da qui il lavoro verso la decarbonizzazione che deriverà anche dal costruire in modo efficiente e promuovendo autoproduzione e uso delle rinnovabili (Goal 7 dell’Agenda 2030). I nuovi edifici devono essere quindi concepiti come fonti di energia che, mediante lautoproduzione da fonti rinnovabili, siano in grado di avere un bilancio energetico positivo. Perché tutto questo sia possibile è però necessaria unadeguata revisione della struttura urbana, capace di fornire infrastrutture energetiche intelligenti e connesse.

Costruire in modo “circolare” e l’impatto zero

Almeno un terzo delle risorse globali viene consumato dallambiente costruito e in Europa il settore delle costruzioni produce più di un quarto dei rifiuti totali. La circolarità (dettata dal Goal 12 dell’Agenda 2030) deve perciò diventare una caratteristica imprescindibile delledificio, così come lo è già lefficienza energetica, ma per fare questo occorrono standard per rendere applicabile su vasta scala il recupero, il riuso e il riciclo di componenti e materiali. Deve inoltre essere garantita la decostruibilità delledificio, in modo che i componenti edili possano essere separati per essere reimpiegati in un altro palazzo oppure per ricavarne materiale da costruzione riutilizzabile.  Insomma, l’edificio può diventare una banca del materiale, da riutilizzare a fine vita. Necessario inoltre costruire edifici e quartieri climaticamente neutri (Goal 13 dell’Agenda) resilienti e resistenti al cambiamento climatico “utilizzando un approccio olistico”. Imprescindibile è quindi mettere a frutto i punti di forza delle partnership (Goal 17), così da giungere a soluzioni condivise, anche integrando i diversi attori della filiera delle costruzioni, e condividere know-how e soluzioni. Insomma occorre un sistema virtuoso in cui “tutti fanno la loro parte, dalle aziende ai consumatori finali” e bisogna considerare gli interventinon solo come edilizi ma anche culturali e sociali” così da risparmiare energia, acqua e emissioni di carbonio, educare la comunità e migliorarne il benessere. “Dobbiamo avere chiaro che la sfida che ci attende verso la lotta al cambiamento climatico non sarà semplice” conclude Passeri e che “non basterà intervenire su uno o su un altro fattore. La transizione green sarà effettiva solo se interverremo su tutte le cause di inquinamento: dalla produzione industriale alla fornitura di corrente elettrica, dalla coltivazione e allevamento ai trasporti fino al riscaldamento e condizionamento dell’aria”. Una sfida fondamentale per il benessere che si può vincere “con i giusti mezzi e le giuste risorse umane, tecniche, tecnologiche e politiche”. 

 

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