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L’Europa ai piedi di Greta non ha tempo per il Coronavirus

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Nei giorni scorsi, il presidente David Sassoli aveva annunciato ulteriori misure precauzionali per l’emergenza coronavirus. Per le prossime tre settimane, infatti, sono stati annullati oltre centotrenta eventi al Parlamento europeo, settemila le persone dirottate e niente visitatori.

“Valutiamo quotidianamente la diffusione del Coronavirus, in stretta collaborazione con i servizi sanitari europei e le autorità nazionali. A seguito di questa valutazione, abbiamo deciso di aggiornare la nostra serie di misure precauzionali”, aveva spiegato Sassoli.

Eppure il rito solenne, quello imprescindibile in tempo di crisi mondiale e che non poteva essere sacrificato in alcun modo sull’altare del nuovo bene comune, ha trovato comunque il suo spazio. Così mentre “l’Italia chiudeva”, il Parlamento europeo ha tenuto aperta una porta, quella che permettesse agli eroi del Mondo Nuovo di riunirsi. Tutto annullato, tranne la venuta di Greta Thunberg. Lei è immune dal coronavirus e deve ricordare all’universo che in cima alle priorità dell’Europarlamento c’è l’obbligo morale per l’Europa di essere “vero leader sul clima”.

La cosa non è stata presa bene da diversi deputati come Hilde Vautmans, Nuno Melo, Yana Toom che hanno iniziato a domandarsi come mai tutti no, ma Greta sì. E se la piccola Thunberg, ieri, ha dimostrato di camminare a un palmo da terra e di avere la capacità di ridimensionare le emergenze accessorie a quella legata al clima, ha fatto anche in tempo ad umiliare gli sforzi ossessivi dell’Europa, giudicando la nuova legge una resa. “Abbiamo bisogno di azioni oggi, non entro il 2030 o entro il 2050. Questa è una minaccia esistenziale per l’umanità e non si sta facendo abbastanza”, ha detto.

Eccoli Greta, Ursula e David che ci indicano la via. Il Grande Fratello ci dice di chi e cosa aver paura, qual è il nemico e a chi affidarci. Eppure la minaccia all’economia e alla sicurezza nazionale che sta paralizzando paesi interi, specie l’Italia, è un’altra e la sua  corretta gestione non sarebbe aleatoria come quella del clima. E nel frattempo c’è pure l’arma di immigrazione di massa a cui la Grecia sta provando a resistere. E poi interi Paesi arresi alle scuole chiuse, dove le zone rosse si allargano e dove la sanità si sta spingendo oltre le proprie capacità – mentre qualcuno osa pure criticarla.

Stamattina la Reuters ha pubblicato un’inchiesta che racconta come, prima dell’epidemia di coronavirus che ha già causato la morte di oltre 3000 persone nel mondo, “negli ultimi 19 mesi, i segreti del regime comunista cinese hanno ostacolato la risposta della nazione alla peste suina africana, un’epidemia che ha ucciso milioni di maiali. Un’indagine della Reuters ha rilevato che la rapida diffusione della peste suina è stata resa possibile dalla sistematica sottostima cinese dei focolai. E ancora oggi i segreti di regime minano gli sforzi per sconfiggere una delle peggiori epidemie di bestiame nella storia moderna. L’epidemia ha tolto dal mercato un quarto dei maiali del mondo, ha danneggiato i mezzi di sussistenza, ha fatto aumentare i prezzi della carne a livello globale e ha portato l’inflazione alimentare. […] Dallo scoppio in Cina, la peste suina si è diramata in altri 10 paesi dell’Asia”. E a risentirne è anche l’Italia. Lo stesso copione identico per il coronavirus. Ma l’Ue ci dice che l’emergenza mondiale è il clima.

Ciò nondimeno il Belpaese era già impostato sulla giusta narrazione da seguire. Così mentre l’origine del coronavirus è ancora misteriosamente ignota, i media nostrani ed internazionali sono già a un passo dal dimostrare che non viene da Wuhan, ma da Codogno, magari.

Siamo il Paese che da settimane, dai politici ai giornalisti in tv, dagli Youtuber eletti a nuovi profeti fino agli uomini di scienza si è sbracciato per dire che era “una normale influenza”, adesso, però, che l’Oms ci dice che il coronavirus ha una mortalità del 3.5%, facciamo finta di niente.

Per giorni e giorni ci hanno raccontato che noi italiani siamo stati i più bravi di tutti nei controlli; che morivano per lo più i vecchi; che il blocco dei voli (e il come arginarlo!) è stato la decisione più saggia e geniale; ci avevano detto che era stata tutta colpa dei medici poco ligi; che non occorreva cambiare abitudini, ma prendere esempio dai sindaci che abbracciano i cinesi e dalle star che mangiano involtini.

Tutti a ridacchiare, a perdere tempo dietro il “vairus” di Di Maio – stupiti del nulla! -, mentre la sottile e deleteria ideologia che accompagnava ogni gesto e parola, faceva da sottofondo e nascondeva la verità. Nessuno ha ammesso che abbiamo fallito su tutti i fronti, in primis su  quello dell’informazione. Una stampa supina ai diktat del governo, impegnata a decretare quale città è più bella se vuota e a dare voce al ragazzino che in prima pagina racconta del “virus più pericoloso: il razzismo”. Una stampa che ha smesso di informare sui numeri, perché meglio così.

Continuiamo a pensare che il virus da sconfiggere sia il razzismo insieme al fascismo, e nel frattempo preghiamo che il caldo arrivi il prima possibile. Ecco quindi, una voce che si leva, è Greta, “Fermi, state sbagliando tutto! Basta emissioni”.

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