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L’Europa snobba il governo amico dell’Europa

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Nell’attuale contesto politico solo annunciare un accordo o la realizzazione di un progetto, equivale ad averlo messo in atto. Peccato che nella realtà non sia proprio così e le cronache sono piene di annunci roboanti a cui non sono mai seguiti fatti concreti.

Parole senza fatti

Accade nella politica interna ma anche in Europa dove, a giudicare dalle parole di Conte, Gualtieri, Gentiloni, l’Italia con il governo giallo-rosso avrebbe finalmente avuto voce, non come quando governavano i sovranisti o se avesse governato la destra. Tutto questo a parole, i fatti ci ricordiamo il discorso di Christine Lagarde nei giorni più difficili per l’Italia in cui, a causa del Covid, morivano centinaia di persone ogni giorno che ha provocato la peggior perdita della storia per la borsa di Milano. Certo, ora c’è il Recovery fund e vedremo nella primavera 2021 concretamente quante risorse arriveranno al nostro paese e soprattutto come verranno spese. Inutile dire che non è sufficiente ricevere contributi se poi non vengono utilizzati nel modo corretto.

Ma c’è un altro dossier delicato oltre a quello economico in cui le promesse dell’Unione europea a parole non corrispondono ai fatti ed è il tema dell’immigrazione. Per mesi abbiamo ascoltato i proclami del governo che sottolineava come grazie al nuovo esecutivo amico dell’Europa, l’Ue ci avrebbe aiutato senza voltarci le spalle. Peccato non sia così e il piano sull’immigrazione annunciato da Ursula von der Leyen ne è la dimostrazione e rappresenta l’ennesimo schiaffo all’Italia. Dopo giorni di annunci roboanti sulla ridistribuzione dei migranti, il piano della von der Leyen non annulla il trattato di Dublino né prevede di inserire meccanismi automatici sui ricollocamenti ma determina solo impegni basati sulla solidarietà degli Stati membri senza alcun tipo di obbligo sostanziale. Una doccia fredda per le richieste italiane che chiedevano una modifica strutturale degli attuali accordi.

Inoltre, il nuovo piano sottolinea la necessità di un controllo esterno delle frontiere, di centri sorvegliati per chi entra illegalmente, distinguendo tra chi ha diritto alla protezione internazionale da chi deve essere rimpatriato. Uno smacco alla politica immigrazionista del governo Pd-M5s che non solo non ottiene la ridistribuzione obbligatoria dei migranti ma riceve un monito sulla necessità di controllare le frontiere.

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