Politica

La morte dell'ex presidente

L’ex leghista rivela l’ultimo segreto di Napolitano

Il capogruppo alla Camera tra il 2010 e il 2011 rivela il dialogo inedito con Re Giorgio: “Mi disse: ‘Non metterti contro di noi'”

napolitano quirinale

C’è un ultimo dettaglio da raccontare sulla storia di Giorgio Napolitano, prima che la cronaca superi anche la notizia della morte dell’ex presidente. Ed è il racconto fatto da Marco Reguzzoni, ex capogruppo alla Camera ai tempi del famoso strappo di Gianfranco Fini, della caduta di Berlusconi, dell’arrivo di Mario Monti e di tutto il resto.

Reguzzoni racconta l’incontro con questo “ex comunista” che sembrava “un aristocratico apparentemente fragile affabile, colto, lontanissimo dai modi e dallo stile della politica romana”. È l’aprile del 2010 e Fini rompe con Berlusconi, forma un suo gruppo alla Camera con capogruppo Italo Bocchino. In quel momento Futuro e Libertà assicura la fiducia al governo, anche se traballante. Eppure Re Giorgio convoca al Colle il capogruppo della Lega, appunto Reguzzoni, che ricorda bene la stranezza di quel colloquio. Nel suo studio al Quirinale, Napolitano “mi riempì di complimenti personali e aneddoti storici, soprattutto sull’alternanza dei governi repubblicani”, spiega l’ex deputato al Giornale. “Il Presidente voleva convincermi che – dopo lo strappo di Gianfranco Fini – il governo non aveva più i numeri e che occorreva cambiare premier e maggioranza. Mi permisi qualche timida obiezione. Si irritò, andammo in aula, il governo mantenne la maggioranza. Mi fece sapere che era arrabbiato, ma sempre con stile, come un sovrano deve essere”.

Il capogruppo informa subito sia Bossi che Berlusconi. E entrambi, assicura, rimangono “colpiti” dal pressing di Napolitano per cambiare premier sebbene il governo avesse ancora i numeri in Parlamento. Il resto è storia: poco dopo Fini toglie fiducia al Cav ma, grazie ai famosi “responsabili”, non riesce nell’intento di far cadere il Cav. Il secondo colloquio tra Reguzzoni e Napolitano non va molto meglio: il capogruppo sale al Colle per chiedere al Presidente di sciogliere le Camere e tornare al voto. “Fu meno affabile, più deciso – ricorda -: non avrebbe acconsentito a sciogliere le Camere, lui era il Presidente, stop. Esposta la decisione, via libera per altri complimenti personali e aneddoti storici sulle scelte dei suoi predecessori”. Poco prima del congedo, Napolitano aggiunge: “Stia con noi, è così giovane che ha tutta una carriera davanti, non si metta contro di noi“. “Mi passò per la mente il pensiero che il Presidente avrebbe voluto essere rieletto – spiega Reguzzoni – infrangendo per la prima volta una norma non scritta, ma forse era una maldicenza indegna di tal figura”.

Perché questo racconto è interessante? Perché da giorni a sinistra si va sprecando inchiostro per sostenere che Re Giorgio non ebbe alcun ruolo nella caduta del governo Berlusconi nel 2011, che la nomina di Monti fu un fatto nomale e che al Quirinale nessuno lavorò alla cacciata dell’esecutivo votato pochi anni prima dagli elettori. “Un signore di altri tempi – conclude Reguzzoni – di governi nominati e non eletti, della politica di austerità imposta dall’alto. Tempi andati. Speriamo non tornino”.

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