Il Peisithanatos s’innesta con stile novo-classico nella storia di pessimismo e nichilismo. Concepito prima della pandemia, ne trae l’ultimo conforto.
Ora è lecito dire che la scienza non sa, l’economia non salva, l’infosfera non informa; che le nazioni, affratellate a parole, permangono in una guerra silente; che lo Stato, nel nome ipocrita della sopravvivenza collettiva, legifera il sacrificio dei singoli; che il prossimo è bava agli angoli della bocca d’un arruffapopolo; che il futuro è fosco e il buon Dio o non esiste o è pessimo.
Occorre prendere atto una volta per sempre che l’uomo non ha compiuto alcun passo etico dagli ominidi suoi avi, è un catastrofico flop.
Sarebbe dunque meglio per lui – meno importuno – finire presto assieme alla vita, la nostra gran burattinaia: intombarli ben bene qui sulla Terra, anziché desiderare un Cosmo di suprema perfezione abiotica.