L’inflazione (paradossalmente) ci salverà

L’inflazione è una calamità. Ma per assurdo, potrebbe portare una conseguenza buona…

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La storia spesso procede a sbalzi, dopo decenni di lineare tranquillamente all’improvviso eventi concomitanti proiettano popoli e continenti in nuove dimensioni economiche politiche e sociali. La storia si può leggere attraverso gli occhi delle istituzioni che quasi mai hanno anticipato cambiamenti epocali. Le banche centrali, sin dalla loro creazione non hanno mai previsto tali cambiamenti, spesso li hanno subiti ed altrettanto frequentemente li hanno provocati. Le radici della rivoluzione francese affondano nel fallimento della Banca di Francia del 1716 provocando una crisi che si protrasse per più di 70 anni sino all’ascesa di Napoleone.

Nel 1929 le banche centrali non previdero la crisi e ci ritrovammo il nazifascismo ed totalitarismo comunista come conseguenze ultime. Nel 1970 nessuno vide arrivare la crisi del gold standard che fu definitivamente abolito nel 1971 aprendo la strada a quasi 2 decenni di dollaro basso ed inflazione accompagnata da shock petroliferi. Nel 2007 nessuno vide arrivare la crisi dei subprime che si è trascinata sino al 2011 ed al famoso “whatever it takes” del luglio 2012. Da allora tutte le banche centrali del mondo hanno stampato moneta comprando i debiti degli stati, in pratica finanziando il deficit. Il debito mondiale e la massa monetaria sono esplosi, basti pensare che la moneta ed il debito creato negli ultimi dieci anni sono superiori al totale di tutto quello che era stato precedentemente creato nella storia dell’umanità. La bassa crescita e l’aumento costante di produttività sono stati un alleato prezioso nel tenere sotto controllo l’inflazione, cioè la perdita di fiducia nella moneta e di fiducia nel debito.

La pandemia ha accelerato la creazione di debito ed incentivato la stampa di moneta, il virus si teneva di tenere a bada i consumi e con essi i prezzi ed il gioco si pensava potesse durare all’infinito. All’improvviso ci siamo svegliati con un virus sempre più debole ed i prezzi sempre più alti: Usa +6.1%, Europa +4.1, Germania +5.2, Italia +3.1, Francia +2.8. La Banca d’Italia e la Banca Centrale Europea ci dicono che l’inflazione è “transitoria” e che quindi non c’è bisogno di allarmarsi. Al contrario la banca centrale Usa ha tolto la parola “transitoria” dal suo vocabolario e si accinge a ridurre gli acquisti dei titoli.

Chi ha ragione? Vista la mia scarsa fiducia nella capacità previsive delle banche centrali tenterò di ragionare come un uomo comune ignaro di complessi modelli econometrici. Supponendo che l’inflazione torni a zero a partire dal 2023 e si mantenga così per dieci anni se compro un Btp per recuperare lo stesso potere d’acquisto ci metterò circa tre anni, se compro l’equivalente tedesco al termine dei dieci anni avrò perso almeno l’8%, quello francese il 3%.

Se guardo all’aumento delle bollette energetiche, +40% e della farina +28%, insieme ad una serie di aumenti generalizzati superiori al 15% faccio fatica a credere che questo non si ripercuota sui listini prezzi del 2022. Se parlo con amici imprenditori mi confermano che aumenteranno i prezzi, e perché non dovrebbero farlo? L’iper pubblicizzato Pnrr promette un fiume di miliardi, la maggior parte a debito, nei settori più disparati. Gli Usa hanno lanciato un piano di investimenti in infrastrutture per 1,2 trilioni di dollari e la Cina continua ad allargare i cordoni della borsa. Perché un imprenditore dovrebbe assorbire l’aumento dei prezzi delle materie prime?

Perdoniamo a Bankitalia di non aver visto le crisi di Monte dei Paschi, le banche Vicentine, Banca Etruria, Carige, Banca Popolare di Bari ed altre minori ma potremmo perdonare a Lei ed alla sua dante causa Bce di aver alimentato l’inflazione se questa dovesse andare fuori controllo? Il biasimo per i banchieri trascinerebbe nel fango anche chi ha, giustamente, nel 2012 ha iniziato la stampa di denaro e con lui un’intera classe politica che si è solo adeguata all’andazzo generale per gestire quel fiume di denaro che usciva dalle casse dello Stato perché finanziato dai generosi acquisti della Bce. La politica negli ultimi dieci anni si è adagiata finanziando ed intervenendo con denaro pubblico ogni crisi, ogni necessità ogni fallimento.

Lo Stato è entrato in Ilva, ha costituito una nuova compagnia aerea, ha erogato garanzie pubbliche per 500 miliardi di euro, ha sussidiato la popolazione tramite bonus vari e reddito di cittadinanza ed i politici si sono addormentati. L’importante è stare dal lato di chi apriva i rubinetti, in maggioranza con chiunque ed a qualunque costo in un abbassamento costante del livello dell’elaborazione politica economica e culturale. Siamo arrivati al minimo storico di qualità della classe politica, ad un punto così basso che sono stati chiamati i “migliori” a gestire lo Stato ed anche in questo caso senza visione, senza prospettiva senza slancio.

L’inflazione potrebbe spezzare la politica delle banche centrali provocando una crisi finanziaria senza precedenti che lascerebbe tutti al tappetto. Mi auguro che non succeda, ma se succedesse potrei trovarmi d’accordo con alcuni ambienti culturali che di fronte alla pochezza del dibattito politico in corso iniziano a dire “l’inflazione ci salverà”.

Antonio Rizzo, 9 dicembre 2021

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