Che brutta storia. E che danno d’immagine per il Pd tutto no borders e accoglienza. La Corte europea dei diritti umani ha nuovamente bocciato l’Italia per la detenzione di minori stranieri non accompagnati. Nell’ultima sentenza, emessa il 23 novembre, infatti, la Cedu ha condannato il governo italiano per aver detenuto illegalmente 185 minori nell’hotspot di Taranto, in Puglia. Il provvedimento riguarda comportamenti risalenti al 2017, quando a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio era nientepopodimeno che il dem Paolo Gentiloni.
Il giudizio della Corte si è concentrato su diversi aspetti. In particolare, sono stati denunciati l’utilizzo di trattamenti inumani e degradanti nel predisporre le misure di accoglienza per i minori, l’assenza di tutori e l’omissione di informazioni riguardo la possibilità di ricorrere in Tribunale contro tali condizioni di detenzione.
Per tale ragione, l’Italia è stata condannata a risarcire i minori per i danni subiti. Secondo l’Associazione degli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ancora oggi i migranti sono trattati come allora, visto “non sono stati modificati gli approcci repressivi precedenti” e anzi “ne sono implementati ulteriori non rispettosi dei principi basilari dei diritti umani e fondamentali della persona”. Tipo l’accordo con l’Albania. O come il decreto Cutro 2, che all’articolo 5 comma 1 lettera a prevede la possibilità di rinchiudere per 5 mesi i migranti minori sedicenni e diciassettenni in centri destinati agli adulti.
Ma queste sono analisi da avvocati. E su cui si possono avere legittimi dubbi. Qui però il punto è prettamente politico. Il Pd, che con Elly Schlein (ma pure prima) ha sempre dispensato appelli all’accoglienza e al trattamento umano dei migranti, si trova a dover fare i conti con una condanna che nei fatti mette alla berlina un governo di cui il Pd era il primo sponsor. Avendo peraltro espresso il primo ministro, che oggi – ironia della sorte – è pure Commissario Ue (per fortuna non alle migrazioni).
La sentenza della Cedu non arriva all’improvviso. Recentemente, infatti, la stessa Corte ha condannato l’Italia per le condizioni di vita e la detenzione di tre migranti tunisini nell’hotspot di Lampedusa tra il 2017 e il 2019. E già a marzo di quest’anno aveva messo nel mirino lo stesso governo Gentiloni, questa volta per quattro tunisini rispediti anzitempo al loro Paese.
Franco Lodige, 29 novembre 2023
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