Cronaca

Lo gnegnegne di Feltrino, paleo-ecologista che sta con chi imbratta

Gli attivisti di Ultima Generazione gettano vernice sul Senato. E Stefano Feltri li difende: “Hanno ragione loro”

feltri ambientalisti

Ci sono faccende che sono trappole, non hanno un minimo di fondamento, non le puoi confutare con le armi della logica e della conoscenza (stavo per scrivere: scienza, ma è del tutto svalutata, mi appello a Papa Ratzinger), di fronte a certo pentolame in pressione non ti resta che canticchiare: “Sento gli asini che vooolano nel ciel…”. Stefano Feltri è un ragazzo nato vecchio, così rétro che, per tutta la vita, non farà che inseguire gggiovani decrepiti, ovviamente a sinistra.

Oggi l’ex Fatto quotidiano regala, naturalmente sul Domani, che dirige, ma che dovrebbe chiamarsi L’altroieri, tanto più che del Doman non v’è certezza, visto che sempre meno lettori lo digeriscono, un patafisico pistolotto in favore degli attivisti di Ultima generazione (Dio lo volesse), quelli che passano la inutile vita a bloccare il raccordo anulare, scatenando concentrazioni di gas che neanche Città del Messico e Pechino negli anni ’70, a tirare zuppe di riso e piselli sui capolavori nei musei, tutta roba ampiamente tollerata perché dietro agli ambientalisti radicali ci sono i miliardari radicali che controllano i media, i social, larghe fette di istituzioni globali e si sbiancano la coscienza con un po’ di beneficenza, per parafrasare uno che di vaneggiamenti se ne intende, Piero Pelù.

Beneficenza a chi? I vari Gates, Soros, eredi Getty e compagnia contante son tutta gente che investe in questi che, d’accordo, magari non valgono niente ma sono meno sprovveduti di quanto sembri. La beneficenza questi la fanno a loro stessi, ciascuno a seconda del ruolo, burattini e burattinai. Ora, dove sta la trappola? Che smontare il rap di young Feltrino è praticamente impossibile: va oltre, è la solita giaculatoria di luoghi comuni(sti) non scevri da ipocrisia (andasse il direttorino a leggerla al suo editore, che si sposta in jet personale e in yacht: ma ti risponderebbe che “il problema è a monte”, proprio come si diceva 50 anni fa): il pianeta che sparisce, si scioglie, si cuoce, non c’è più tempo, puro gretinismo distillato fino al fatidico, post sessantottino: è colpa nostra, dove eravamo noi?

Ovviamente, per nostra i paleocompagni infeltriti intendono vostra, tua, di tutti tranne che mia, nostra, perché noi pensiamo bene; ma non pensano, recitano il rosario, e tu – occhio alla trappola – puoi opporre dati storici, il pianeta non si è congelato come si voleva nei ’60, non si è essiccato come si vorrebbe nei ’20, i ghiacci non si sono liquefatti ma la previsione ha fruttato un Nobel al vecchio Al Gore, che gira il mondo a ritirare premi in executive, c’è una specupazione colossale che tira dentro questi cialtroni, finanziaria e culturale, contro il catastrofismo ambientalista puoi opporre i rilievi di Federico Rampini, in particolare sull’ultimo saggio, Il lungo inverno, e Rampini tutto è fuorché un negazionista reazionario, puoi attingere ai libri e agli articoli di Franco Battaglia che dimostrano, con l’implacabile logica della conoscenza, quella vera, quella scientifica, che fare a meno di gas e petrolio non è né conveniente, allo stato, né possibile; puoi spendere ragioni geopolitiche, considerare il ruolo della Cina e dell’India, dei paesi arabi, degli emirati, della scellerata politica energetica a trazione europeista; puoi soffermarti su una infinità di cose, puoi perfino proporre le minima immoralia, nella piccola San Benedetto del Tronto hanno dismesso le colonnine di ricarica per le auto elettriche perché nessuno le usa, costa troppo l’elettrica.

Tutto inutile. I Feltrini, come le Gretine, ascoltano solo le fonti loro, cioè loro stessi, le voci di dentro, la propaganda (live, preferibilmente), tutto il resto è tapparsi le orecchie e fare gnegnegne. Nella sua colonnina, l’attivista Feltri riesce a partire dalla madre terra da salvare per arrivare a La Russa che la rovina. Si vede da quando lo chiamavano il Mefisto, nei comizi anni ’70, sulfureo oratore. Quindi ragionare con certa gente non serve: ignoranti e/o in malafede che siano, è tempo perso. E se una cosa non serve, va evitata: cazzi loro, continuassero a rovinarsi da soli, nella loro non del tutto disinteressata fuga dall’economia, dalla realtà e dei lettori. Colpa nostra? Quei quattro balordi con le bombolette? Forse tua, nostra no, mia no, io non ne ho mai incontrato uno, per loro fortuna, e in ogni modo, come sbotterebbe Giuseppe Cruciani: non me ne frega un cazzo.

Il giovane favoloso direttore del Domani è anche uno degli apostoli dell’ortodossia vaccinale, ricodate quando voleva escludere dalla vita civile chi non si buca a vita, con il paternalismo autoritario di chi è convinto che “sarebbe meglio il buon senso ma con questi fanatici non serve a niente”. E, ancora una volta, messo di fronte al disastro delle sue teorie, un soldatino come lui scantona, fugge in avanti, se finora non è servito, se ne faccia di più. L’ideologia ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Ma che ne sarà di tutte quelle, tutte quelle siringhette di plastica? Non contribuiscono a seccare/gelare il pianeta? Ah, ma voi siete come La Russa, come la Meloni, voi inquinate perché esistete.

La trappola, con chi pretende di nobilitare i cosiddetti attivisti climatici, sta nascosta lungo il suo terreno, ossia al suo livello; invece va applicata proprio la democrazia infeltrita, con le buone con te non serve a niente. E chiuderla lì, poi ci penserà la realtà a ristabilire se stessa. C’è proprio oggi una intervista, sulla Stampa (what else?), ad uno di questi piccoli imbrattatori: è un’intervista per modo di dire, è la solita marchetta, sa molto di concordato, per gli assalitori dei musei è scattata l’agenda Ferragni, stanno diventando tutti influencer, che poi è la loro vera missione. Beh, è un delirio che parla da solo: fra 25 anni i suoi figli creperanno di sete (sic!), non c’è più tempo, datemi altre dieci centrali eoliche e la smettiamo (sic, anzi hic! Per un raffronto su costi/benefici dell’eolico, dopo 20 anni di sprechi immani, si vedano le fonti prodotte dal citato Battaglia, ma tanto pure lui è un fascista, anche i dati certi sono fascisti), abbiamo buoni avvocati, fino alla vera libidine, stiamo diventando famosi (vedi alla voce: Isola dei). “Siamo drogati di visibilità”, ammetteva una di queste orride casiniste da museo, non sapendo di essere intervistata da una troupe di Mario Giordano.

Il finale di chiacchierata è pura magia: “Gli intellettuali si stanno accorgendo di noi”. Come no, intellettuali alla Stefano Feltri. Il che ci porta ad un consiglio non richiesto: la prossima volta, invece che l’ingresso del Senato, andassero a spennellare quello del Domani, tanto non se ne accorge nessuno, inoltre è il posto giusto per loro. Dopodiché salissero e si facessero assumere da Feltri: non potrà rifiutare, tanto più che il risultato è lo stesso e le competenze, una volta tanto, non mancano, poi tra imbrattare un portone, una tela o una pagina, il danno nell’ultimo caso è senz’altro minore.

Max Del Papa, 3 gennaio 2023

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