Lo Stato aguzzino arriva a pignorarci i conti correnti!

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Che cos’è lo Stato? Tutto. Che cos’è l’individuo? Nulla. Le nuove regole che sono contenute nella manovra di bilancio, ormai in fase di approvazione in Parlamento, poggiano su questo principio palesemente illiberale: il singolo individuo è schiacciato dal potere statale. Cos’è, infatti, il pignoramento dei conti correnti per chi non paga tasse come Imu e Tasi se non l’idea tirannica e totalitaria che la proprietà è un furto o una concessione di cui lo Stato con il sequestro dei beni rientra nuovamente in possesso? Qui l’individuo – che sia un commerciante, un artigiano, un imprenditore, un impiegato, che sia chiunque sia non ha importanza – semplicemente non esiste perché l’unico soggetto reale è lo Stato. “Tutto dentro lo Stato nulla fuori dallo Stato”: è questo il principio totalitario che il filosofo Giovanni Gentile esplicita, cercando di nobilitarlo su base hegeliana con la dottrina dello Stato etico, e che Mussolini applica al regime fascista.

È curioso, ma in fondo è la solita natura sia ironica sia farsesca della storia, che oggi siano proprio coloro che si auto-definiscono antifascisti e che individuano in ogni stormir di fronda dell’opposizione un pericolo fascista a teorizzare ed applicare questa fasulla eticità statale che piega e spreme fiscalmente l’individuo. Oggi la legge finanziaria non pone più solo questioni economiche ma anche squisiti problemi di libertà. L’ineffabile Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, ha detto: “I cittadini non si devono preoccupare, non mi risulta”. Purtroppo, i cittadini si devono preoccupare perché delle due l’una: o il capo del governo non conosce i contenuti della manovra di bilancio o mente. Quale delle due realistiche ipotesi sia peggiore non saprei. Perché l’articolo 96 della manovra parla proprio di pignoramento e trasforma di fatto i Comuni e gli enti locali in una sorta di Agenzia delle entrate con “pieni poteri”.

Ormai – ed è questo il punto vero della questione – si è ben oltre sia la doverosa riscossione delle tasse sia il recupero dell’evasione fiscale. Questa vicenda è palesemente scappata di mano e, appellandosi alle “tasse etiche” e alla necessità di far cassa, si è trasformata in un principio illiberale in cui gli individui sono alla mercé del governo di turno che decide delle loro vite, dei loro beni, delle loro proprietà senza che gli individui nulla possano concretamente fare per difendersi. Per quanto tempo potrà ancora durare questa situazione? Poco, molto poco perché un sistema o una società in cui pochi lavorano, molti consumano e lo Stato preme insopportabilmente su tutti è destinata o a scoppiare o a fallire o a sostenersi a malapena, come di fatto avviene, nell’economia sommersa.

Diciamola in modo semplice e diretta: non è lo Stato che deve pignorare i beni degli individui ma sono gli individui che devono pignorare lo Stato e i suoi beni. Perché lo Stato non è la soluzione ma il problema. Ormai lo sappiamo anche per esperienza e i casi Alitalia e ex Ilva, per citare a caso, ce lo ricordano tutti i giorni visto che noi contribuenti ci rimettiamo soldi e soldi. Il pignoramento che si vorrebbe dei conti correnti in realtà è già avvenuto. Purtroppo, le forze politiche organizzate – e anche quelle disorganizzate: vedi “sardine” e dintorni – sono tutte stataliste e poste davanti alla necessità di tagliare la spesa pubblica e diminuire seriamente le tasse si ritraggono proponendo ancora una volta l’illusione che la soluzione sia il problema: lo Stato padrone. Un disastro che si porta dentro il declino italiano e un regime illiberale nascente dalle totalitarie giaculatorie antifasciste.

Giancristiano Desiderio, 22 novembre 2019

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