Chiesa

L’insolito, storico evento: i Templari sono tornati in Vaticano

La processione di oltre seicento Templari in abito bianco e con la croce patente. Non era mai successo prima

Templari in Vaticano

Erano in seicento i Templari in abito bianco con la croce patente, simbolo della passione di Cristo, sul petto, in silenziosa preghiera all’interno della Basilica di San Pietro. Sì, ci sono ancora. Da Cavalieri votati all’accoglienza e protezione dei pellegrini, per una volta sono stati loro in pellegrinaggio, per attraversare tutte le porte sante giubilari di Roma. È la prima volta nella storia che i Templari Oggi — uomini e donne profondamente cristiani e cattolici, provenienti da Italia, Europa, America e persino dalla Cina — varcano la Porta Santa del Vaticano, riuniti per il loro Giubileo e per rendere gloria a Cristo. E lo hanno fatto nel giorno in cui la Chiesa celebrava la Santa Sindone, uno dei simboli più intensi della Passione e Risurrezione di Cristo, profondamente legato alla Tradizione Templare.

Un evento storico perché, per la prima volta, i Templari sono entrati in forma organizzata nella “nuova” Basilica di San Pietro, attraversando la Porta Santa durante il Giubileo. Nuova poiché ai tempi degli antichi poveri cavalieri di Cristo, la basilica di San Pietro ancora non esisteva e la basilica papale era quella di San Giovanni in Laterano. Un momento senza precedenti che rappresenta il culmine di un cammino lungo e coerente, costruito nel silenzio e nella dedizione quotidiana. Da oltre quarant’anni, il Magister Templi Mauro Giorgio Ferretti lavora con tenacia a questo risultato, guidando il movimento templare contemporaneo lungo una via di testimonianza cristiana, formazione spirituale e servizio alla Chiesa nonostante le tante leggende, ormai storicamente perlopiù sfatate, sul nome dei templari e su tutto ciò che li circondava in passato. I Templari Oggi sono una presenza consolidata in tutto il mondo, attivi in tutti i continenti, con una rete che partendo dall’Italia si estende ormai in 120 diocesi. Il riconoscimento giunto in questa giornata non è frutto di clamore o rivendicazioni, ma l’esito naturale di una presenza fedele e di un’identità che ha saputo parlare attraverso i gesti, la preghiera e il servizio sempre gratuito prestato senza mai chiedere nulla in cambio.

Ma il dato storico, per quanto rilevante, non è il cuore della notizia. La vera forza di questo evento è nella sua essenzialità: nessun proclama, nessun discorso. Solo preghiere semplici, forti, universali. Il “Pater”, l’“Ave Maria”, il “Gloria” e il motto di sempre: Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam. Un’invocazione che ha attraversato i secoli, pronunciata tra le colonne di Michelangelo come ieri tra le mura di Gerusalemme.

Templari in Vaticano

I simboli semplici sono i più forti. Perché non hanno bisogno di spiegazioni, parlano al cuore. Come il cammino dei Templari in questa domenica straordinaria: da San Pietro a Santa Maria Maggiore — dove si è pregato presso la tomba di Papa Francesco — poi a San Giovanni in Laterano, antica sede Papale per oltre mille anni, sicuramente varcata dagli antichi Pauperes Commilitones Christi, e infine a San Paolo fuori le Mura, dove si è celebrata la Messa conclusiva. Nel mezzo, una sosta anche al Pantheon per un momento di raccoglimento, come a suggellare il legame tra la Roma degli antichi Equites e quella cristiana.

Il pellegrinaggio è stato accompagnato da diciassette reliquie sacre, tra cui un frammento della Vera Croce e una fibrilla della Santa Sindone, portate a braccia tra le vie di Roma, queste reliquie non erano esposizione, ma presenza viva. Le strade della città si sono trasformate in un santuario a cielo aperto, e il popolo romano ha assistito a qualcosa che va oltre la cerimonia: una vera testimonianza di evangelizzazione per le strade.

La Messa solenne nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, presieduta da S.E. Mons. Guerino Di Tora, ha chiuso un percorso che non è stato solo fisico ma profondamente spirituale. A San Giovanni in Laterano, Mons. Enzo Pacelli aveva accolto i Templari con parole di incoraggiamento e memoria. Ma ancora una volta, sono stati il silenzio, la compostezza e la preghiera ad aver detto di più.

Attraversare le quattro basiliche papali in un solo giorno non è solo un’impresa logistica: è un gesto carico di significato, un simbolo di conversione, perseveranza, servizio. I Templari, in cammino, hanno ridato forma a un’idea che molti credevano dimenticata: la fede non è un concetto astratto, ma un passo dopo l’altro. Un cammino reale, fatto di sacrificio, disciplina e comunione, lontano dal rumore e dal caos a cui siamo ormai, purtroppo, abituati.

Templari in vaticano

E non è stato un evento isolato. I Templari continueranno per tutto l’Anno Santo a vegliare silenziosamente presso i principali luoghi sacri di Roma — da Via della Conciliazione a San Paolo, da San Giovanni fino ad altre chiese nel cuore della capitale — offrendo accoglienza, testimonianza e preghiera per i pellegrini di tutto il mondo.

Guidata dal Magister Templi Mauro Giorgio Ferretti, la realtà dei Templari si manifesta con uno stile sobrio, tradizionale, profondamente cristiano, cattolico, apostolico, romano. Non si propongono come protagonisti, ma come servitori della Chiesa e del Papa, chiunque verrà scelto dai Cardinali e dallo Spirito Santo. “Preghiamo per un Papa che parli di Cristo” ci ha detto il Magister Ferretti, a capo dei Templari Oggi, Cattolici per fede, tradizione scelta e volontà. E proprio per questo, in un mondo spesso disorientato da troppe parole e troppi simboli vuoti, il loro cammino parla forte, anche in direzione del Conclave che sta per iniziare proprio oggi.

Questo Giubileo Templare non è una celebrazione del passato, ma è una profezia per il futuro. È un invito a tornare all’essenziale, al cuore della Chiesa, al senso vero del pellegrinaggio. È una preghiera silenziosa, ma potente. Un segno dei tempi. Un segno che resta.

Paolo Bettoncelli, 7 maggio 2025
*membro dei Templari Oggi

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