Premesso che non ho nessuna simpatia per i regimi autoritari di Russia, Cina e Iran e che non ho mai pensato che la leadership occidentale degli Stati Uniti fosse il male assoluto, tuttavia ciò che ha dichiarato la ceca Vera Jourova, vice presidente della Commissione europea, fa accapponare la pelle, preannunciando l’instaurazione di una sorta di grande fratello dell’informazione globale.
Nel mirino di questo ennesimo personaggio della politica con evidenti manie di controllo c’è nientepopodimeno che Elon Musk, amministratore delegato di Twitter.
Proprio durante la Giornata mondiale della libertà di stampa, la Jourova, forse dimenticando ciò che il suo Paese subì quando era solo una piccola provincia dell’impero sovietico, ha lanciato il seguente monito: “C’è ancora spazio per il dialogo, vorrei tanto spiegare al signor Musk la nostra filosofia: noi difendiamo la libertà di parola, difendiamo la libertà di espressione. Ecco perché abbiamo creato un sistema così complicato, che è il codice di condotta sulla disinformazione, ma la libertà di parola nell’Ue non è illimitata. Twitter – sottolinea la Jourova – non rende lo spazio delle informazioni digitali più sicuro e libero dalla disinformazione e dall’influenza malevola del Cremlino”. Ma non basta. Secondo questa paladina dell’informazione regolamentata, “l’assetto societario di Twitter avvantaggerebbe gli account gestiti da governi autoritari in Russia, Cina e Iran. Per me – aggiunge – questo è un segnale del fatto che Twitter sta venendo meno ai suoi impegni nei confronti del Codice anti-disinformazione”. “Questo – conclude – è un test fondamentale per dimostrare che sono seriamente intenzionati a rispettare il Codice e, in ultima analisi, a rispettare la legge sui servizi digitali”.
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Si tratta di una serie di affermazioni molto gravi che soprattutto in Italia hanno già avuto una parziale applicazione con la nascita della fantomatica commissione parlamentare contro le fake news varata nel luglio del 2020. Una iniziativa fortemente voluta da Italia Viva, tanto da rappresentare la prima proposta di legge presentata all’indomani della sua nascita, nell’autunno del 2019, con Maria Elena Boschi come prima firmataria. Tanto per parlare di “liberali” di sinistra.
Mentre in Europa è dall’estate del 2021 che si discute di inasprire il succitato codice di condotta, così da accelerare la corsa verso l’ammasso dei cervelli dei cittadini comunitari, già da tempo bombardati da divieti e censure di ogni tipo.
Si tratta a mio avviso di un ulteriore percorso, non pianificato ma che fa parte di una certa deformazione professionale di chi ha fatto della politica una professione, che tende verso una instaurazione ancora più aggressiva di ciò che viene definito come pensiero unico. Pensiero unico che durante la lunga notte della pandemia, soprattutto in Italia, abbiamo duramente sperimentato sulla nostra pelle, e che rappresenta il sogno di molti di quelli, i citati politici di professione, che vorrebbero insegnarci non solo a vivere, ma anche a pensare nel modo, per l’appunto, politicamente corretto. Sotto questo punto di vista, è molto meglio ascoltare i deliri in libertà di tanti complottisti, piuttosto che le sinistre e minacciose affermazioni di questi tronfi papaveri europei. Su questo non ho alcun dubbio.
Claudio Romiti, 1° maggio 2023