Non sappiamo se Giorgia Meloni legge da Palazzo Chigi questo nostro sito (di sicuro vorrebbe fare una Zuppa di Meloni, ma questo è un altro discorso). Tuttavia sul Manifesto di Ventotene si trova evidentemente d’accordo con noi che, un po’ in solitaria, dopo la manifestazione dei Serra Boys (a scrocco dei contribuenti romani), abbiamo provato a dire che quel documento sventolato come nuova Bibbia è orripilante e ricorda più Marx che i principi liberali. Solo per citare un passaggio: vorrebbe l’eliminazione della proprietà privata.
Bene. Oggi in Aula, durante le comunicazioni in vista del Consiglio Europeo di domani, in chiusura di replica la premier ha letto un pezzetto del Manifesto e poi l’ha fatto a brandelli. Parlando della manifestazione di sabato in Piazza del Popolo, ha detto: “Non mi è chiarissima neanche la vostra idea di Europa, perché nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest’aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l’abbiano mai letto, perché l’alternativa sarebbe spaventosa. Io sono contenta di citare testualmente alcuni passi salienti”. Eccoli: “La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista”; “La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso”; “Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente”; “Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i democratici si sentono smarriti, non avendo dietro di sé uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni”; “La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria”; “Il partito rivoluzionario attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto non da una preventiva consacrazione da parte dell’ancora inesistente volontà popolare, ma dalla coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle informi masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato, e intorno ad esso la nuova vera democrazia”. Poi Meloni ha concluso: “Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia”.
A quel punto è scoppiata la bagarre in aula. Già nel momento in cui la premier leggeva alcuni passi del manifesto di Ventotene, alcuni deputati del Partito democratico, in particolare Federico Fornaro e Peppe Provenzano, avevano iniziato a inveire contro Meloni. Poi la situazione è degenerata, tanto che il presidente della Camera Fontana ha sospeso la seduta. “La presidente del consiglio oggi ha disconosciuto la storia del nostro Paese in Aula, alla Camera – ha detto la deputata Pd Michela Di Biase – Il Manifesto di Ventotene è nato sull’orrore del nazifascismo, le parole di Giorgia Meloni offendono la nostra storia e le nostre istituzioni repubblicane. Altiero Spinelli e Ernesto Rossi erano confinati politici, è una vergogna ascoltare una premier che critica invece di rendere omaggio a chi ha pagato con la libertà l’opposizione al fascismo. E’ un oltraggio alla nostra democrazia, si vergogni e si scusi”.