Dai rapporti con gli Stati Uniti alle priorità del governo, giunto ormai al giro di boa: Giorgia Meloni a 360 gradi nella lunga intervista rilasciata ai microfoni dell’Adnkronos. “C’è un dato inconfutabile: il governo che presiedo è già oggi il quinto più longevo della storia repubblicana e certamente saliremo ancora in questa classifica. È un governo stabile, che poggia su una maggioranza coesa, e questa stabilità aumenta la considerazione per l’Italia” la prima considerazione del primo ministro, soddisfatto dei provvedimenti varati e soprattutto della fiducia e dell’orgoglio ritrovati dagli italiani: “Siamo una nazione e un popolo straordinari, dobbiamo ricordarcelo sempre, diventare i migliori ambasciatori di noi stessi in un mondo in cui c’è una fame e una voglia di Italia che io tocco con mano ogni giorno e che spesso non riusciamo nemmeno a immaginare”.
“Voglio realizzare per intero il programma del centrodestra e potermi ripresentare agli elettori dicendo la cosa più banale su cui i politici andrebbero giudicati: ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto” ha proseguito la Meloni: “Vale per l’economia, per l’immigrazione, per la sicurezza, per il sostegno alla famiglia, per le riforme istituzionali, per la politica estera. E vale per il lavoro, perché vogliamo essere ricordati come il governo che ha aumentato il lavoro, ridotto il precariato e messo al centro la sicurezza sul posto di lavoro. Proprio su questo sono fiera che il governo abbia reperito, insieme all’INAIL, ulteriori 650 milioni su questo tema, che sommati ai 600 milioni già previsti quest’anno, portano a oltre un miliardo e 250 milioni la dotazione disponibile. Ci confronteremo l’8 maggio con le parti sociali per discutere delle proposte del governo e ascoltare quelle che ci verranno sottoposte”.
Nel dialogo con il direttore dell’Adnkronos, Davide Desario, la Meloni ha anche posto l’accento sui prossimi obiettivi del suo esecutivo, a partire dal dossier natalità. “Vorrei poter ottenere gli stessi straordinari risultati che abbiamo ottenuto sul fronte dell’occupazione e su quello del contrasto all’immigrazione irregolare”. I risultati sono ancora insufficienti, ha ammesso la leader del governo, che ha promesso sostegno alle madri lavoratrici e il rafforzamento degli strumenti di conciliazione famiglia-lavoro. C’è anche un altro tema da monitorare, ossia il prezzo dell’energia: “Anche qui dall’insediamento del governo abbiamo fatto molte cose, ma dobbiamo riuscire a trovare il modo di abbassare strutturalmente il costo dell’energia in Italia. E’ fondamentale soprattutto per la competitività del nostro sistema”.
Dal Ponte sullo Stretto (“è un punto ambizioso del nostro programma, che condivido […] sappiamo quante difficoltà comporti, ma tutto sta procedendo nella giusta direzione”) al premierato (“per me è la madre di tutte le riforme, ci riusciremo”), la Meloni s’è soffermata sui principali temi legati al lavoro del suo governo, ma non ha lesinato stoccate nei confronti di chi l’ha attaccata sul personale: “Quello che mi è dispiaciuto in questi anni è stato vedere che, pur di colpire me e questo governo, alcune persone senza scrupoli non abbiano avuto alcuna remora a mettere in mezzo la mia famiglia, mia sorella, il padre di mia figlia, addirittura mia figlia. Quasi sempre senza ragione, in una strategia di banale character assassination”. E ancora gli attacchi sessisti: “Troppe volte sono stata oggetto di attacchi sessisti vergognosi, nel silenzio e nell’indifferenza di quelli che si riempiono la bocca dei diritti delle donne”.
Altro argomento di cui s’è parlato molto è il presunto attacco alla libertà di stampa. Sul punto la Meloni è perentoria: “La libertà di stampa è una cosa troppo seria e preziosa per essere sminuita con la propaganda politica […] Continueremo su questa linea: garantire spazi di libertà a tutti, anche a chi non ha mai potuto esprimere le proprie qualità o competenze perché non aveva la tessera giusta in tasca e non frequentava i salotti più in, quando cioè in Italia un problema di pluralismo c’era davvero ma, ovviamente, non si poteva dire”. Negli ultimi giorni si è parlato molto dell’odio politico in relazione alle commemorazioni per i 50 anni dalla morte di Sergio Ramelli: la Meloni non ha nascosto la preoccupazione per i seminatori di odio e per i cattivi maestri che ” giustificano la violenza e la sopraffazione come strumenti di lotta politica”. “Ci sono preoccupanti segnali di un nuovo odio e di una nuova intolleranza, per ora confinati a minoranze rumorose, ma che non devono essere mai sottovalutate” ha aggiunto il premier: “Ne sono recenti esempi gli insulti antisemiti alla senatrice Liliana Segre, a cui rinnovo la mia solidarietà, così come le aggressioni ripetute alle forze dell’ordine e ai giovani militanti di destra nelle scuole e nelle università”.
Nel dialogo con l’Adnkronos la Meloni ha anche parlato di antifascismo a partire da una frase di Gianfranco Fini (“Tutti i democratici sono antifascisti ma non tutti gli antifascisti sono democratici”): “Sì, storicamente è stato così ed è così anche oggi. È per questo che rifuggo dall’utilizzo strumentale della categoria dell’antifascismo, che purtroppo storicamente non si manifestò soltanto nell’opposizione alla dittatura”. E ancora: “Oggi il vero discrimine è tra chi difende libertà e democrazia a tutte le latitudini e chi invece lo fa solo a corrente alternata. Da molto tempo a destra non c’è nessun imbarazzo a condannare ogni forma di dittatura e di violenza politica, cosa che purtroppo la sinistra non riesca ancora a fare, invocando una serie di distinguo molto preoccupanti”.
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Non poteva mancare una riflessione sulla politica estera. A proposito dei rapporti con gli Stati Uniti di Donald Trump, la Meloni ha ribadito che “siamo determinati a far valere i nostri interessi, nel solco della tradizionale amicizia che ci lega agli USA, con lealtà ma senza subalternità”. A proposito del confronto sui dazi, il premier ha rimarcato che Roma “lavora per avvicinare le due sponde dell’Atlantico, perché crediamo nell’Occidente come sistema di valori, di alleanze internazionali e di relazioni economico-commerciali”. Passando all’Ue, la Meloni s’è soffermata così sul rapporto con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: “Abbiamo ormai una collaborazione consolidata e un rapporto di stima ispirato alla risoluzione dei problemi e anche alla massima franchezza. Sono molto soddisfatta del fatto che, già nello scorso mandato e ovviamente anche in questo, la Commissione abbia accolto molte proposte dell’Italia, dalla rimodulazione del Pnrr alle politiche migratorie, su cui ormai parliamo una lingua molto simile e molto diversa dal passato. Quando abbiamo avuto visioni differenti, come avvenuto di recente quando ho sostenuto con forza che gli investimenti nella difesa europea non dovessero esaurirsi al tema armi ma affrontare la sicurezza dei cittadini in tutti i suoi aspetti, le abbiamo fatte valere con buoni risultati. È quello che cerco di fare con tutti gli interlocutori internazionali”. Ma la Meloni ha già nel mirino il prossimo tema di confronto: “Ora credo serva un passo avanti nella rimodulazione del Green Deal, affinché non rappresenti più un fardello sulla competitività delle nostre imprese. Temi emersi anche al congresso del Ppe e su cui dobbiamo lavorare spediti”.
Franco Lodige, 2 maggio 2025
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